Jobs Act, si può essere ancora più precari

Scritto dasu 7 Aprile 2014

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La disoccupazione ed il precariato sono fenomeni ormai onnipresenti nel panorama lavorativo italiano.
Di tutti i contratti solo il 17% risultano essere a tempo indeterminato, mentre la restante percentuale si concretizza in contratti di apprendistato, stage o contratti a tempo determinato, che portano inevitabilmente ad una condizione di instabilità per il lavoratore e di precarietà strutturale per il sistema stesso.
I problemi fondamentali del Jobs Act si rivelano essere l’ulteriore deregolamentazione a favore dei datori di lavoro per quanto riguarda i contratti a tempo determinato e la non necessaria giustificazione che quest’ultimi sono tenuti a dare in caso di licenziamento del lavoratore.
Togliere la causalità al fine di impedire le cause giudiziarie per questioni lavorative ed applicare nominalmente il limite del rinnovamento dei contratti a tempo determinato non sulla persona fisica, ma sulla mansione ch’essa svolge all’interno della fabbrica o dell’azienda sono manovre che non favoriscono di certo ripresa ed occupazione in tempo di crisi.
Abbiamo discusso dei problemi riguardanti il Jobs Act e delle loro possibili soluzioni con Andrea Fumagalli, professore di economia politica all’Università di Pavia.
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