Il potere “nelle curve”. Dallo smarrimento di Renzi al dito di Fassino
Scritto dainfosu 6 Maggio 2014
Lo spettacolo indegno che si sta celebrando su quotidiani, televisioni e in tutto ciò che va sotto il nome di mainstream non è inconsueto ma resta comunque molesto. Il dibattito mediatico si è subito attestato intorno al nodo della violenza negli stadi e il fenomeno ultras, quando forse scopriremo presto che non c’è stato nessun agguato degli ultrà romanisti ai danni dei napoletani con conseguente sparatoria. Altro punto caldo la “ignobile” maglietta del capo ultrà napoletano inneggiante, nella narrazione ufficiale, alla violenza, quando semplicemente chiedeva la libertà per un ragazzo che tutte le curve di Italia ritengono ingiustamente incarcerato e, detto per inciso, la Cassazione ha chiesto la riapertura di quel processo neanche due mesi fa. Poi la stigmatizzazione della trattativa con le curve. Lo stato che tratta con la mafia si indigna che dentro gli stadi si considerino gli ultrà degli interlocutori obbligati? Cioè, il perbenismo giornalistico e politico (interessato) insorgono di fronte al fatto che attori sociali non santificati da qualche istituzione, ma di sicuro reale potere (gli bastava continuare a tiraere bombe carta poter impedire lo svolgimento del match), vengano interpellati nel loro contesto naturale? Che pantomima, verrebbe da dire! Eppure si celano significati profondi dietro a questo spettacolo e l’impatto simbolico che caratterizza il gioco del calcio da queste parti, oltre all’iperspettacolarizzazione veicolata da centinaia di immagini, rendono il tutto meritevole di essere analizzato a fondo.
Tentiamo di farlo con Silvano Cacciari, professore di Etica derll’organizzazione, da sempre attento studioso derlle dinamiche massmediatiche in rapporto ai conflitti metropolitani.