Gli immigrati rendono più della droga

Scritto dasu 4 Dicembre 2014

«Rendono più della droga». Per la holding criminale che comandava su Roma gli immigrati erano un business senza pari. La banda fascista agli ordini di Massimo Carminati, arrestato martedì 2 dicembre insieme ad altre 36 persone, aveva trovato nell’accoglienza dei profughi l’occasione per intascare milioni.

Il regista dell’operazione è Salvatore Buzzi, anche lui finito in carcere. L’idea di trasformare il sociale in un business gli è venuta negli anni ’80 proprio in prigione, mentre scontava una pena per omicidio doloso. Oggi come presidente del consorzio di cooperative Eriches – della LegaCoop – guidava un gruppo che ha chiuso il bilancio 2013 con 53 milioni di euro di fatturato. Gli incassi arrivano da servizi per rifugiati e senza fissa dimora, oltre che da lavori di portineria, manutenzione del verde e gestione dei rifiuti per la Capitale. Un colosso nel terzo settore. Che secondo gli atti delle indagini rispondeva agli interessi strategici del “Nero” di Romanzo Criminale. Buzzi infatti, secondo i pm, sarebbe «un organo apicale della mafia capitale», rappresentante dello «strumento imprenditoriale attraverso cui viene realizzata l’attività economica del sodalizio in rapporto con la pubblica amministrazione».

Una holding criminale che spaziava dalla corruzione all’estorsione, dall’usura al riciclaggio, con infiltrazioni “diffuse” nel tessuto imprenditoriale politico e istituzionale.
I documenti dell’operazione che ha portato in carcere referenti politici e operativi della mafia fascista mostrano nuovi dettagli sull’attività della ramificazione nera di Roma. A partire dall’attività per gli stranieri in fuga da guerra e povertà. «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati?», dice Buzzi al telefono in un’intercettazione: «Non c’ho idea», risponde l’interlocutrice. «Il traffico di droga rende di meno», spiega lui. E in un’altra conversazione aggiunge: «Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero».

Viene il dubbio sui rapporti che potrebbero intercorrere tra il “re di Roma”, già esponente dei NAR e della banda della Magliana e i fascisti che scorazzano nelle periferie romane a caccia di rom e profughi. Per non dire degli sgomberi di massa attuati da Gianni Alemanno come sindaco della capitale.

Di fatto quest’inchiesta nella quale si parla di mafia, ma in realtà rivela uno stretto intreccio di corruttele, dove la strada è aperta dai soldi più che dalle mitragliette, mostra come la corruzione permei nel profondo la società italiana, diventando una seconda pelle. O come la maglietta della salute: potresti toglierla ma nel dubbio la tieni.

Ne abbiamo parlato con Francesco, un compagno di Roma.

Ascolta la diretta:

francesco_roma


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