Dopo i fatti di Parigi. Quale nemico? Quale memoria?

Scritto dasu 23 Febbraio 2015

parigi algeriaNel mese di gennaio abbiamo registrato un’intervista con il professor Roberto Beneduce – etnopsichiatra ed antropologo, tra i fondatori del centro Frantz Fanon di Torino – con l’obiettivo di fornire una visione complessa delle implicazioni passate, presenti e future dei tragici fatti di Parigi del 7 e 9 gennaio 2015.

Nella lunga intervista, che proponiamo in tre parti (quella conclusiva verrà caricata lunedì prossimo, 2 marzo), il pensiero e le riflessioni di Frantz Fanon emergono ancora una volta nella loro profonda lucidità, fornendoci delle tracce che ci permettono di interrogare – e quando possibile comprendere – quanto è accaduto in Francia (e nelle settimane seguenti anche in Belgio e Danimarca) con le stragi alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo ed al supermercato kosher di Porte de Vicennes.

Le riflessioni del professor Beneduce prendono le mosse dalle ragioni di questa drammatica vicenda, alla base delle quali sta il nesso tra la Francia – potenza coloniale e neo-coloniale – e l’Algeria – ex-colonia francese -, evidenziando come gli eventi in gioco ricordino drammaticamente una “pièce fanoniana”. Fondamentale nel pensiero e nelle opere di Fanon, il concetto di “alienazione” è di forte utilità in questo contesto. I meccanismi di alienazione mentale e culturale individuati nel corso degli anni ’50 e ’60, infatti, sono tutt’ora presenti nel cuore delle metropoli europee, proprio nel momento in cui molti “altri” corpi vengono categorizzati come cittadini e cittadine francesi, inglesi, belgi, italiani, ecc.. e non più – o non solo – come “migranti”, “seconde generazioni”, “figli o figlie di”, “discendenti di..”. Diventa allora imprescindibile guardare all’articolazione spesso fatale tra storia e memoria, tra sofferenza e violenza, tra colonizzatori e colonizzati. Sono le forme ed i linguaggi della violenza, spesso intermittenti, che in apparenza seguono percorsi carisci, talvolta invisibili, a tornare qui prepotentemente in superficie.

Chi sono Saïd e Chérif Kouachi? Chi è Amedy Coulibaly? E Lassana Bathily? L’immigrato “riconoscente” verso la Francia, che nasconde gli ostaggi durante il sequestro attuato da Coulibaly e così si rende “meritevole”, pochi giorni dopo la strage, della naturalizzazione francese? Su quali vite, su quali destini si gioca il nuovo ordine coloniale? Sono le religioni – o ancora meglio l’Islam, che l’Occidente ha costruito come propria Alterità – a giocare davvero il ruolo centrale nella radicalizzazione di questi giovani “ingrati”? A chi appartengono i corpi che vengono utilizzati, fatti a pezzi e ri-creati per garantire all’Occidente lo specchio della sua ipocrisia e nei quali esso affonda le lame del razzismo “moderno” e coloniale?

Ascolta l’intervista:

Parte prima

Intervista Beneduce parte 1(1)

Parte seconda

Intervista Beneduce seconda parte

Parte terza

Intervista Beneduce terza parte


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