Il risultato delle elezioni catalane di domenica conferma i timori delle elite madrileňe: le aspirazioni indipendentiste emergono come sentimento politico principale del territorio, attraversante tarsversalmente le linee di divisione di classe di una delle zone più produttive e dinamiche tra i territori e le popolazioni dominate dal Regno di Spagna. A fare il pieno di voti e seggi (60) è soprattutto la coalizione centrista Juntos por el Sì, ma ottima si rivela anche la performance della sinistra indipendentista organizzata nella Cup – rigorosamente solitaria e definita programmaticamente (indisponibile a un governo di co-gestione sotto il solo segno della nazione) – che totalizza 10 seggi al parlamento regionale.
L’altra grande affermazione è quella di Ciudadanos, a suo modo risposta spagnola da destra (ma una destra post-ideologica) all’exploit di Podemos dei mesi scorsi. Nel contesto catalano, Ciudadanos parla una lingua neoliberale, unionista, spagnolista, venendosi quindi a configurare come l’opposto politico della Cup.
A perdere sono soprattutto i due partiti storici della Spagna del dopo-franchismo. socialisti e i popolari.
Brutta battuta d’arresto anche per Podemos, che nella sua versione catalana (Podem) si è inserita nella coalizione Catalunya Si qu’es Pot (coi verdi locali). Il partito di Iglesias paga un approccio troppo “universalista” e poco attento alla complessa dimensione politica catalana, arrivando addirittura a indicare l’astensione ad alcuni soggetti di riferimento; in altri momenti mostrando disinteresse (primazia della questione sociale), in altri ancora parlando di “senso dello stato” (sic). Ma acontare è forse anche la scelta un po’ disattenta delle personalità in cima alla lista.
Il voto registra anche la sostanziale differenza tra metropoli e paese allargato: nell’area metropolitana di Barcellona il sentimento sovranista pesa (un po’) meno mentre in alcuni quartieri che hanno visto il grosso delle preferenze per Barcellona en Comù alle amministrative ad affermersi è stato questa volta piuttosto il nuovismo neoliberale di Ciudadanos.
Il voto sembra in sostanza polarizzare la società catalana intorno alla questione della sovranità, complicando le bussole di riferimento della collocazione sociale e di classe (ad eccezione del buon risultato della Cup che riattualizza sul territorio la lezione politica della sinistra abertzale basca – antispagnolista, anticapitalista e femminista).
Ma il significato di questo voto è più complicato, perché non ci racconta solo delle aspettative di chi sta in basso ma anche delle manovre di pezzi significativi del capitale catalano ed europeo (per esempio, in Germania alcuni importanti istituti di analisi hanno esplicitamente parlato di secessione e opportunità tedesche). L’impressione è che dentro l’incasinamento sistemico portato dalla crisi, l’Europa vada sgretolandosi e pezzi di borghesie locali guardino con possibilismo all’allentamento di certi pesanti vincoli nazionali, soprattutto in certe regioni che hanno ben più numeri di altre per stare in un’Europa che va ristrutturandosi scomponendo, mettendo in campo processi di ricomposizione di un soggetto più ristretto e al tempo stesso concentrato (in termini di capitale).
Abbiamo commentato il risultato con Victor Serri, fotoreporter del periodico “La Directa”