Alla ricerca dell’arca di semi

Scritto dasu 14 Novembre 2015

Ieri l’autorità alimentare europea ha giudicato non cancerogeni i glifosati, che sono componenti dei diserbanti Roundup e di altri 750 prodotti Monsanto, escludendo ogni possibile effetto genotossico da loro derivante; in questo modo si apre la strada al rinnovo di autorizzazioni, che forse vanno nella direzione voluta dal Ttip, che è quella che ha prodotto la triplicazione dei casi di cancro nei bambini argentini venuti in contatto con coltivazioni transgeniche della Monsanto, in cui si fa largo uso di glifosati dal 1996.

Si tratta della stessa disinvoltura con cui Monsanto ha partecipato alla costruzione del Global Seed Vault otto anni fa nelle isole Svalbard, insieme a Bill Gates, Rockfeller Foundation, Syngenta, governo norvegese… insomma i personaggi che hanno partecipato non sarebebro tanto rassicuranti, ma neanche le frasi che proferiscono; Barroso era riuscito a dire: «Questo è un giardino dell’Eden ibernato. Un luogo dove la vita può essere mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda nel mondo», un ossimoro trattandosi di… semi! Semi che possono rimanere per decenni a -18°, semi senza sole o terra, né cultura di coltivazione. Semi a cui viene sottratta la loro natura per diventare campioni archiviati da restituire ai legittimi “proprietari” che li hanno depositati e non li hanno messi a disposizione, non li hanno scambiati con altri, ma rispondono solo a richieste industriali, oppure si possono paragonare a capitali collocati in una “banca” a cui attingere nel momento del bisogno. Non c’è più nulla di vitale in questo mondo asfittico di cassette di sicurezza per semi che qualcuno ha scelto – su criteri non condivisi con nessuno – debbano essere la banca della vita da salvaguardare, gli esemplari salvati dal cataclisma prossimo venturo.

Tornati d’attualità questi depositi ibernati anche per la richiesta – la prima in questi otto anni di conservazione – da parte di ex ricercatori di Aleppo (con quello che significa in termini suggestivi la provenienza siriana in questo periodo) di poter ritirare i semi depositati. Risulta un po’ riduttiva e asfittica la dichiarazione del biologo scandinavo preposto al culto dei semi, secondo la quale restituiranno i semi solo e soltanto a chi li ha dati e a nessun altro… magari ci sono altre forme di diffusione e la biodiversità ha parametri un po’ diversi rispetto a questi sbandierati dalle multinazionali come autentica biodiversità: sentiamone alcuni esempi (per esempio la conservazione on farm) dalla voce di Luca:

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