Grecia. Considerazioni dopo lo sciopero contro i tagli alle pensioni

Scritto dasu 5 Febbraio 2016

La Grecia è paralizzata dallo sciopero generale convocato dai maggiori sindacati del settore pubblico e privato contro la riforma delle pensioni proposta dal governo di sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras. Oggi lavoratori dipendenti, liberi professionisti, agricoltori e pensionati hanno manifestato nel centro di Atene, per poi puntare sul Parlamento a piazza Syntagma. Molte categorie protestano per l’aumento dei contributi ipotizzato dal governo che unito ad aumenti delle tasse – dicono i sindacati – finirà per prelevare il 75-80% del reddito di queste categorie, già stremati da cinque anni di sacrifici di austerità. aranno fermi i treni, mentre autobus e metropolitana funzioneranno in maniera ridotta. Fermi anche i servizi di taxi e i traghetti, spiega il sito del quotidiano To Vima. Diversi voli della compagnia aerea Olympic Air sono stati cancellati e l’aeroporto di Atene appare un deserto. Negli ospedali sono garantiti solo gli interventi di emergenza. La riforma delle pensioni prevede la riduzione del tetto massimo da 2.700 a 2.300 euro e porta la minima a 384 euro mensili con 15 anni di contribuzione. Le pensioni dovrebbero essere tagliate di un altro 15%, pari a l’1% di Pil di risparmi, cioè 1,8 miliardi di euro all’anno. Tsipras è tra l’incudine è il martello: il paese dice non ai nuovi tagli alla spesa pubblica mentre il governo di sinistra ha cercato di aumentare i contributi per i nuovi assunti ma la troika si è opposta a questo tentativo di scaricare sulle nuove generazioni il costo delle riforme. Inoltre c’è la crisi dei migranti dove Bruxelles ha chiesto ad Atene di blindare le frontiere con la Turchia e di far funzionare gli hotspot per il riconoscimento dei migranti.

Ne abbiamo parlato alla partenza della manifestazione nella mattina del 4 febbraio con Cosimo Caridi, giornalista freelance….

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… e il giorno dopo con il videomaker freelance Stefano Bertolino, aggiungendo alcune considerazioni sulla ipertrofia mediatica dell’isola di Lesbo, che è diventata un set dove la notizia è il circo televisivo stesso, spostatosi in massa su quelle spiagge (e che potrà essere motivo di un futuro approfondimento)

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