Siria e Iraq. Un intrico sempre più fitto
Scritto dainfosu 29 Marzo 2016
La situazione siro-irachena rischia di evolvere sempre di più verso un macro-conflitto regionale.
La notizia della presa di Palmira da parte dell’esercito di Assad coperto dall’aviazione russa potrebbe accelerare le manovre nella regione.
Gli Stati Uniti fanno pressione sulle milizie curde del Rojava perché attacchino l’Isis a Raqqa, prevenendo così l’iniziativa del governo siriano. Le milizie curde nicchiano, perché il loro interesse è la conquista di Jarablus e la chiusura della frontiera turca all’Isis e il controllo di un’entità territoriale omogenea.
L’Iran è sempre più presente in Iraq e questo preoccupa seriamente il governo saudita e le altre petromonarchie del Golfo che, al contempo, devono affrontare una crisi economica data dei bassissimi prezzi del greggio.
La situazione, insomma, si intrica giorno per giorno. La politica di potenza con copertura ideologica neo-ottomana/pan-turca del governo di Erdogan è messa alle strette: se l’apertura del conflitto siriano aveva dato la possibilità di entrare prepotentemente nel territorio del vicino meridionale per dichiarare la propria tutela sulle popolazioni turcomanne del nord-ovest della Siria e utilizzare in funzione anti-PKK/PYD lo Stato Islamico l’avanzata, a sud e ad est, delle milizie dei gruppi che si richiamano al confederalismo democratico del PYD e a nord-ovest e ad est delle forze lealiste e sciite a guida iraniana ha completamente fatto a pezzi questa strategia. Nel contempo l’Iran ha rinforzato la sua posizione in Iraq: se il centro del paese non è caduto nelle mani del Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi questo lo si deve solamente all’impegno militare delle milizie sciite irachene, come quelle di al Sadr che tanto filo da torcere diedero agli USA dieci anni fa, appoggiate dalla Repubblica Islamica.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo, un compagno che seue da tempo le dinamiche geopolitiche nell’area.
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