Un punto sulla situazione dei rifugiati siriani in Libano

Scritto dasu 22 Aprile 2016

Nell’ultimo anno e mezzo di fronte al flusso continuo ed imponente di persone che si muove verso l’Europa, diversi Stati lungo le principali rotte migratorie hanno chiuso le proprie frontiere costringendo chi viaggiava a sostare, a volte anche per settimane e mesi, lungo i confini. Sono sorti così accampamenti più o meno grossi, più o meno legali; la Jungle a Calais , a Idomeni sul confine greco-macedone, a Ventimiglia sulla frontiera franco-italiana. Situazioni temporanee supportate dalla solidarietà locale informale, associazionistica e a volte anche statale che hanno tratti in comune con altre esperienze di sopravvivenza in campi sicuramente più duraturi, come in Libano dove si sono rifugiati dall’inizio della guerra civile siriana circa un milione e centosettantamila persone; un quarto dei siriani in fuga dalla guerra.

L’80 % di coloro che sono sfollati in Libano non vive però all’interno di accampamenti, che in Libano sorgono su terreni statali oppure in zone private dove chi ci poggia tenda o baracca paga l’affitto al proprietario; la maggior parte delle persone vive e si inserisce nel tessuto urbano e fa riferimento al mercato immobiliare per soddisfare l’esigenza di un tetto. Le condizioni di vita sono altrettanto precarie e misere che nei campi e il destino per assicurarsi la sopravvivenza è legato al lavoro nero e sottopagato.

Ne abbiamo parlato con Estella che da Beirut ci ha fornito una panoramica della situazione dei rifugiati in Libano, della loro condizione abitativa e delle loro prospettive di vita.

Libano

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