Terremoto. Segnali di resistenza alla deportazione
Scritto dainfosu 1 Novembre 2016
Il piano del governo è di facile lettura: deportare le popolazioni che hanno perso la casa nel terremoto in pianura, ospitandole negli alberghi della costa marchigiana e del Trasimeno, vuoti in questo periodo dell’anno. Passato l’inverno molti potrebbero non tornare, schiacciati dalla prospettiva della casa crollata, del lavoro che non c’è più. La Val Nerina rischia di trasformarsi in un deserto.
Mentre la terra continua a tremare arrivano i primi segnali di resistenza all’allontanamento dai propri paesi.
Ieri a Norcia, un’assemblea di terremotati, ha contestato il sindaco fascista che aveva fatti smontare troppo in fretta la tendopoli dopo il sisma del 24 agosto e rifiuta i conteiner.
Il governo Renzi, in difficoltà su più fronti, ha fiutato l’aria frama ed ha promesso tensostrutture collettive e container.
Intanto sul territorio i solidali e i compagni locali si stanno dando da fare sia sul piano della solidarietà attiva dal basso sia nella progettazione di case secondo criteri di sicurezza e ecostenibilità.
Nel contempo, pur rispettando chi sceglie di andarsene, stanno sostenendo chi invece intende restare e ricostruire il proprio futuro in modo che non possa essere sbriciolato di muovo.
“Non è il terremoto che ammazza la gente, ma le case che crollano”.
Ne abbiamo parlato con Francesco, un compagno attivo nella rete di solidarietà e di lotta.
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