La scuola delle valutazioni: un’azienda privatizzata con riti vacui e ipocriti

Scritto dasu 13 Maggio 2017

Oltre alle inaccettabili prove Invalsi, per le quali è stato impedita ogni forma di dissenso da parte dei lavoratori e gli utenti del servizio, cioè gli studenti, cercano in ogni modo di boicottarle, perché applicano criteri insensati, dannosi e fuorvianti, esistono provvedimenti peggiorativi persino per una Buona scuola come la 107 renziana che ha fatto di tutto per rendere la scuola statale il più possibile aderente al modello di azienda neoliberista, con il placet e l’entusiasta adesione dei sindacati concertativi che plaudono alla chiamata di correità l’intero corpo docente nella valutazione e scelta di criteri atti a considerare valida l’assegnazione di un collega a un dato plesso, a ottenere il proprio posto di lavoro.

Il sindacato confederale esulta perché i dirigenti scolastici si sentivano a disagio a ricoprire da soli il ruolo di capi del personale che decretano chi può lavorare e chi va invece costretto a trovarsi negletto un posto altrove, così fingono in una parodia democratica di condividere questo potere con il collegio docenti, ma non è proprio il ruolo dell’insegnante svolgere questo compito di individuare i titoli corretti per poter insegnare; a parte l’ovvia considerazione che la pratica dell’insegnamento è avulsa da quella della valutazione, si sono già venute scatenando una serie di discriminazioni: discrepanze di trattamento in base a titoli e facoltà, capacità e corsi seguiti, corsi a pagamento imposti a precari spiantati per il trattamento remunerativo e anzianità di servizio precario, inaccettabili situazioni e prospettive future. Questo anche alla luce della correlata immissione in ruolo di 52 000 insegnanti che poi tanto nuovi non sono, perché per lo più risultano dall’immissione in organico di servizio quelli che erano in organico di fatto, oppure subentri a pensionamenti… sempre troppo pochi in base all’età dei docenti, per lo più nati negli anni Cinquanta, che non potendo godere della pensione impediscono ai giovani di entrare a pieno titolo nella scuola, svecchiandola.

Di questo e di altre questioni inerenti la scuola a una svolta strutturale ancora una volta sconcertante, che vede succube la classe insegnante abbiamo parlato con Giovanna, insegnante in un istituto superiore e delegata della Cub scuola

 

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