Sicilia. Il flop del vertice, il corteo dei No G7

Scritto dasu 30 Maggio 2017

Il G7 di Taormina è stato un sostanziale fallimento. Gli Stati Uniti non hanno voluto cercare una mediazione su temi cuciali come l’ambiente, le politiche protezionistiche, immigrazione. Trump mira a fare accordi bilaterali, evitando di impegnare gli Stati Uniti su tavoli più ampi e complessi.

 

L’unico punto su cui tutti sono d’accordo è il contrasto al terrorismo. La chiave che apre le porte di ogni politica di guerra, chiusura delle frontiere, controllo capillare e stretta in materia di sicurezza. Pazienza se nel gioco delle alleanze ci finiscano anche Stati noti per finanziare i nemici pubblici come Al Quaeda e Isis.

 

 

Il G7 in Sicilia conferma il ruolo fondamentale dell’isola per le guerre di oggi e di domani. Taormina è stata scelta, oltre che per la cornice che offriva ai grandi della terra, per ragioni squisitamente simboliche. Fu l’unica località siciliana a sfuggire alla conquista araba, perché, arroccata in alto sullo Jonio, potè godere di una posizione privilegiata.

 

Il dibattito sul G7 in Sicilia ha coinvolto tutte le realtà politiche e sociali isolane sin dallo scorso autunno.

 

Analisi simili ma divergenti strategie hanno portato ad una divaricazione di percorsi, specie nelle tappe di avvicinamento all’appuntamento, che le realtà in prima fila nella lotta contro le installazioni militari, le basi di guerra e il militarismo avrebbero voluto a Niscemi.

 

La scelta di convergere a Taormina non era scontata.

 

Per molti comunque il G7 era un fatto con cui fare i conti, utile a rinforzare la lotta conrtro la militarizzazione dell’isola, non certo una vetrina che facesse da specchio a quella più grande e lustra riservata ai potenti.

 

Il G7, al di là della due giorni di iniziative territoriali, è stato occasione preziosa per allargare l’informazione, nell’auspicio che possa aprirsi una nuova stagione di conflitto.

 

 

A Niscemi il 23 aprile c’era stata un’assemblea antimilitarista, il 25 maggio ci è passata la carovana migranti. Taormina è stata teatro di un’iniziativa in una piazza periferica e blindata il 13 maggio. Il 20 maggio altra iniziativa ad Augusta, cittadina sede dell’approdo della VI Flotta americana e sede di uno dei più importanti depositi militari NATO e USA.

 

Tre settimane prima del G7, non sono arrivati i soldi promessi dal governo ma 10.000 tra militari e varie forze di polizia. Aeroporti e coste sono stati militarizzati, moltiplicando divieti e limitazioni persino per gli abitanti, obbligati a limitazioni e badge, negozi chiusi e controlli ossessivi. Sono stati fatti numerosi fogli di via a manifestanti diretti in Sicilia.

 

A Taormina sono state vietate tutte le manifestazioni. Solo a Giardini Naxos è stato autorizzato un corteo.
Il 26 maggio a Giardini c’è stata un’assemblea, a Catania il “controverrtice dei popoli, con interventi di attivisti guatemaltechi, messicani, africani, oltre a relatà antirazziste, femministe, no muos. In serata presidio e corteo sino alla sede di Frontex.

 

Sabato 27 maggio Giardini Naxos ha un aspetto spettrale. In terra, in mare e nel cielo c’erano militari di guardia. I negozi e le scuole sono stati chiusi con ordinanza del sindaco, le vetrine sono state coperte con lamierini e truciolato, mentre tra slogan, cartelli e striscioni, sfilava il corteo dei No G7.

 

Gli abitanti, arroccati sui balconi e sul lungomare hanno osservato curiosi il passaggio di manifestanti, tra i due e i tremila. I mass media avevano descritto a tinte fosche il corteo per scoraggiare la partecipazione popolare.

 

Nonostante gli strettissimi controlli lungo le strade dell’isola e al casello autostradale di Giardini, alla fine una decina di pullman e centinaia di auto sono riusciti ad entrare nella cittadina ionica.

 

Il corteo ha lasciato un segno positivo con il suo passaggio su un territorio che ha subito il peso di una macchina organizzativa opprimente, che ha svuotato alberghi e ristoranti e le attività che ruotano attorno al turismo, rendendo difficile la vita degli abitanti.

 

A fine corteo c’è stato un breve contatto tra la testa del corteo e il blocco della celere, finito con qualche manganellata e il consueto aerosol di lacrimogeni.

 

Spenti i riflettori già si profilano all’orizzonte nuovi appuntamenti.
Il primo luglio a Niscemi con una nuova manifestazione nazionale contro le antenne assassine e l’occupazione militare.

 

Ne abbiamo parlato con Pippo Gurrieri dei comitati No Muos.

 

Ascolta la diretta:

 

2017 05 30 pippo g7


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