Attentato a Bogotà, tra ristrutturazione del mercato delle droghe e pacificazione con la guerriglia

Scritto dasu 23 Giugno 2017

Tre donne sono morte e 11 persone sono rimaste ferite sabato pomeriggio in un attentato dinamitardo a Bogotà. L’esplosione si è verificata attorno alle 17 locali nei bagni delle donne di un affollato centro commerciale. Nessuna rivendicazione è arrivata, mentre l’attenzione si è subito concentrata sull’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) che però ha immediatamente respinto le accuse e condannato l’attacco. Il 17 maggio è iniziato il secondo turno dei negoziati di pace tra ELN e governo colombiano. In realtà il piano pilota di sminamento umanitario, il cui accordo era stato raggiunto nel primo turno di colloqui, non è ancora stato messo in pratica. E’ poi evidente l’assimetria dei rapporti del governo con le FARC-EP e di quelli con l’ELN. Lo scorso primo giugno Pablo Beltrán, capo della delegazione dell’ELN, aveva affermato che le elezioni generali del 2018 potrebbero rendere difficile la dinamica dei negoziati con il governo. Il Centro Democrático dell’ex presidente Álvaro Uribe (2002-2010) ha già chiesto al presidente Manuel Santos di sospendere i colloqui con l’ELN e nel caso in cui dovesse vincere le elezioni lo farà sicuramente, oltre a riformulare gli accordi raggiunti con le FARC-EP.

 

Interna alle dinamiche di potere del paese è la ristrutturazione di un mercato estremamente lucroso all’interno del sistema economico, ovvero il traffico di droga, che vede la stretta connessione tra attività ed interessi di narcotrafficanti, imprenditori, politici, procuratori e forze armate. Si è esaurito il modello dei superpotenti monopoli del narcotraffico colombiano, strutturato in grandi organizzazioni molto gerarchizzate e localizzate in specifici punti geografici. Oggi la struttura del traffico di droga è reticolare e vede la presenza di nuovi gruppi, piu’ piccoli e specializzati. Nessuno controlla l’intera filiera del traffico di cocaina, mentre cresce il condizionamento dei cartelli messicani in tutto il paese. Gli accordi di pace e l’uscita della guerriglia dal business hanno segnato un’ulteriore trasformazione del mercato delle droghe. Una costante resta il legame tra organizzazioni di narcotrafficanti, forza pubblica e personaggi della politica.

 

Ascolta l’intervista con Cristina Vargas, antropologa colombiana da molti anni a Torino:

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