Lombardia. Ridotte le tutele per i malati cronici

Scritto dasu 17 Gennaio 2018

Il 15 gennaio sono state inviate le lettere della Regione Lombardia che informano i pazienti cronici lombardi circa il nuovo modello di presa in carico a loro rivolto previsto nella riforma regionale della sanità, basato sulla figura di un tutor chiamato “gestore”.
La riforma che trasforma il medico in “gestore” e l’ospedale in “erogatore di cure”. I malati sono obbligati a scegliere la struttura di riferimento per le proprie cure. Una sola. La maggioranza delle strutture sono private.

Ai nastri di partenza, nei panni dei candidati “erogatori”, c’è un numero di strutture private quattro volte superiore alle pubbliche. Il rischio è che le regole nuove per la presa in carico di 3 milioni di malati sono solo un lucroso business in loro favore.
La possibilità di scegliere è solo teorica. Se nell’ambulatorio o ospedale pubblico nel quale si è seguiti da anni, non ci sono posti, si è obbligati e mettere la crocetta su uno dei privati.
Non solo. Le risorse erogate sono limitate: saranno quindi limitate le prestazioni erogate ai pazienti, sia nel privato che nel “pubblico”. Se un paziente ha bisogno di esami fuori dal budget può scegliere se pagare o rinunciare. Va da se che chi non ha soldi non ha neppure possibilità di scelta.

Molti medici lombardi non hanno accettato il ruolo di “gestore”: sinora solo il 24% ha aderito al nuovo modello.

A novembre toccherà ai pazienti scegliere. Sarà interessante vedere se si ripeterà il flop.

L’assistenza sanitaria per i più poveri arranca in Lombardia, tra chiusure di ospedali, accorpamenti, tagli del personale, mancanza di strumenti, la situazione per chi è malato e povero è sempre più dura.

Ne abbiamo parlato con Gianni Santarelli, lavoratore del San Carlo, dell’USI Sanità.

Ascolta la diretta:

2018 01 16 sanità lomb gianni


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