Elezioni: crisi della democrazia & competizioni tra i territori

Scritto dasu 8 Marzo 2018

Tanti topoi  post-elettorali si rincorrono sulle pagine dei giornali, a immagine delle nevrosi e dei rimossi di un dibattito politico fino ad oggi povero e stereotipato come mai. Uno è quello della diffusione “dell’anti-politica” di cui sarebbero sintomo le elezioni del 4 marzo. Al di là del conclamato fallimento della classe dirigente italiana, incapace tutta a crearsi anche il minimo di legittimità necessaria per continuare a sopravvivere, le elezioni sembrano parlarci piuttosto della manifestazione tutta politica di una serie di crisi: della rappresentanza, dell’intermediazione e delle istituzioni che assicuravano fino a pochi anni fa l’integrazione di ampi strati di popolazione nelle società a capitalismo avanzato. Intorno a questi nodi irrisolti si sta riconfigurando lo spazio politico italiano.

Ne abbiamo parlato con Damiano Palano, professore di Scienze politiche all’Università cattolica di Milano

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Un altro elemento che è tornato prepotentemente sulla scena è quello di una rinnovata “questione meridionale”. Nel riconfigurarsi del rapporto tra le macro-aree che costituiscono lo spazio di accumulazione del capitalismo italiano assistiamo al passaggio dal paradigma dell’integrazione a quello della competizione. Scollamenti sempre più evidenti tra nord e sud si sono manifestati nel voto del 4 marzo, con la stravittoria del Movimento 5 stelle sull’unica questione economica capace di costituire un orizzonte possibile: il reddito.

Ce ne parla Giorgio Martinico del centro sociale ex-karcere

giorgio martinico 08 03


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