Un’istantanea delle guerre in un abituale giorno di guerra

Scritto dasu 20 Ottobre 2018

Avevamo predisposto uno sguardo sulla pubblicazione dell’ottava edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo approfittando della presenza di Emanuele Giordana in città, un’occasione che pensavamo utile per affrontare alcune emblematiche situazioni belliche sul pianeta, quando nella serata di ieri è avvenuto l’attentato che ha sconvolto gli equilibri a poche ore dall’apertura dei seggi elettorali afgani: a Kandahar sono rimasti uccisi il governatore e il capo della polizia della provincia, il mitico Abdul Raziq, già eroe in vita, ora icona della guerra ai talebani; l’attentato ha portato al rinvio delle elezioni nella provincia di Kandahar, che è un’ammissione di debolezza da parte di Ghani e degli americani.

Era inevitabile iniziare da lì.

Signori della guerra e uomini d’affari si preparano a spartirsi il potere… che poi è quanto smuove i conflitti di tutto il mondo monitorati dalla pubblicazione da cui siamo partiti per illustrare a che punto siamo con le guerre, per approfondire questo aspetto è intervenuto anche Giuliano Battiston in diretta stamani dalla strada che unisce Kabul a Jalalabad, che nelle sue parole comprendiamo essere centrale per capire i rapporti di forza dalla provincia, in cui più forti sono i talebani e che consente di considerare non tanto periferica la zona rispetto al reale baricentro politico, vista la vicinanza al confine con il Pakistan.

Afghanistan: attentato elettorale a Kandahar

E proprio concludendo le considerazioni sull’Afghanistan, valutando le prese di posizione italiane sulla attuale contingenza afgana e il desiderio di sganciarsi dall’impegno di truppe sul terreno, solo per poterle impegnare altrove andiamo a trovare un’altra guerra coloniale, stavolta in Africa, nel Niger, insieme alla potenza coloniale per eccellenza (la Francia), usando sue strutture militari, nonostante la finta maretta al confine di Claviere e Ventimiglia tra fascisti e fighetti dell’Ena.

Da qui è facile arrivare in Kenya, imbattendosi per caso in uno dei tanti fili spinati che costellano i confini del mondo: stavolta è un muro di filo spinato tra Kenya e Somalia, quel Corno d’Africa così aggrovigliato in infiniti dissidi sepolti nelle memorie del mondo che contrappongono civiltà, etnie, tribù, famiglie… interessi, multinazionali, risorse, imperialismi. E tutto questo coacervo di interessi diversi si materializzano in embarghi di armi disattesi, arrivando allo Yemen e all’Arabia di MBS e del recente caso Kashoggi. E l’Atlante delle guerre fa anche uso di articoli di testate che possono avere interessi (che vengono esplicitati), ma il loro utilizzo può tornare utile perché evidenzia sottotraccia con l’esposizione delle violazioni altrui anche quelle che per forza la propria fazione perpetra.

In particolare nel dossier di quest’anno (curato da Alice Pistolesi) c’è un elemento di attenzione ai conflitti ambientali: acqua, land grabbing, disastri ambientali e riscaldamento climaticoche creano una massa di profughi ambientali paragonabile a guerre… e poi si scoprono soluzioni artificiali (cinesi) che lasciano perplessi.

E poi il Pakistan con le ultime elezioni, l’India con le considerazioni di Marina Forti… la Corea, la cui unificazione non è voluta da nessuno se non dai coreani, come nell’intervento di Rosella Ideo: una non guerra… situazioni a rischio, ma con tentativi di pace.

Fili spinati, embarghi disattesi, ambiente foriero di guerra

E poi di questi giorni è la notizia della lunga marcia degli honduregni verso il Nord, scaturita da bisogni che non vengono mai presi in considerazione da chi poi si incarica di perseguire i fenomeni di spostamenti di massa dalla miseria, dalle persecuzioni, dalla violenza e dalle dittature: la vera guerra ai poveri, il conflitto civile, motivo per cui la gente se ne va. E da qui scaturiscono grandi marce contro gli effetti delle guerre, dichiarate o meno, tornando di nuovo in Afghanistan concludendo ad anello il percorso partito con l’attentato di Kandahar.

Marcia honduregni alla conquista del Far North

 

 


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