Ortofrutta: lavoro grigio e offerte a basso costo

Scritto dasu 24 Novembre 2018

I prodotti che raccolgono sui campi finiscono nei mercati rionali, nei piccoli fruttivendoli di quartiere e sempre di più nei punti vendita della grande distribuzione organizzata (gdo). Costano poco, a volte pochissimo. Un mazzetto di ravanelli non arriva a un euro. Lo stesso vale per le zucchine o per l’anguria, pagata pochi centesimi al chilo.

Ma quello che paghiamo quando compriamo un prodotto non tiene conto di una serie di costi nascosti: perché gran parte del comparto si regge su lavoro grigio non denunciato e su sussidi di disoccupazione illeciti.

L’organizzazione del lavoro segue le stesse dinamiche ovunque. I lavoratori sono assunti a tempo determinato e hanno buste paga in cui è registrato un numero di giornate inferiore a quelle lavorate. Il resto è pagato in parte al nero, in parte attraverso la disoccupazione agricola, che compensa anche in questo caso il mancato guadagno.

“Il lavoro grigio consente di aumentare i profitti, ma anche di tenere costantemente il bracciante in una situazione di ricatto, perché soggetto al rinnovo del contratto necessario per rinnovare anche il permesso di soggiorno”.

Una panoramica sulla filiera agro-alimentare italiana con Fabio Ciconte, giornalista e direttore di terraonlus.

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