Le elezioni in Turchia fanno male al popolo curdo

Scritto dasu 15 Dicembre 2018

Come capita a ogni appuntamento elettorale, Erdogan usa una nuova invasione o qualche massacro di curdi per ottenere consensi, insieme a infrastrutture. Questa volta l’operazione è dichiaratamente rivolta a est dell’Eufrate, nonostante la presenza di migliaia di militari americani esplicitamente schierati al fianco dei curdi dello Ypg/Ypj, obiettivo del Sultano.
Questo aspetto inquadra la situazione in modo particolare: due complici nella Nato su fronti opposti al punto che Erdogan si è sentito in dovere di specificare che il nemico non sono le truppe americane, ma dando un ultimatum: «Le truppe turche sono pronte a entrare in Mambij». E infatti si registra un bombardamento in territorio iracheno, in pieno inverno: una preparazione all’espulsione dei curdo-siriani dai loro territori, ai quali è ampiamente ascrivibile la sconfitta del Daesh in quelle zone.
«Manbij è un posto in cui vivono arabi che si sono arresi a un’organizzazione terroristica», ha detto oggi Erdogan in un intervento durante una riunione dell’Organizzazione della cooperazione islamica a Istanbul. «Adesso vogliamo essere molto chiari: dovete fare pulizia, rimuovere i terroristi, o altrimenti entreremo a Manbij», ha aggiunto il capo dello Stato di Ankara rivolgendosi direttamente agli Stati Uniti. La Turchia, secondo il presidente, è determinata a portare “pace e sicurezza” nelle aree a est dell’Eufrate, dove le Ypg controllano un territorio che si estende per oltre 400 chilometri lungo il confine. «Non tollereremo – ha tuonato – un singolo giorno di ritardo». Ieri un portavoce dei ribelli siriani filo-turchi citato dal quotidiano “Hurriyet” ha affermato che almeno 15.000 combattenti sarebbero pronti a sostenere la nuova incursione turca in territorio siriano.

Queste iniziative possono avere notevoli conseguenze a livello locale, perché un minimo squilibrio comporta compensazioni, interventi e sensibilità provenienti da Russia, Israele, Usa, Iran… qualche volta alcuni riuniti ad Astana; la situazione di Idlib è congelata da mesi; Assad sta rioccupando il territorio e il vicino Libano ricomincia a essere nei pensieri di Tel Aviv. Gli intrecci sono molteplici e variabili

Ma il Daesh non è definitivamente scomparso…

Ne abbiamo parlato con Antonella De Biasi, analista geopolitica, freelance, esperta di storia e cultura curda:

Congiuntura per la consueta guerra ai curdi


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