Biblia, Boi, Bala: Bolsonaro

Scritto dasu 18 Gennaio 2019

Già dai primi giorni le peggiori previsioni si stanno avverando; anzi, più che una già grave riproposizione del regime dei militari siamo di fronte a un neoautoritarismo, un fascismo 2.0 che combina l’anticomunismo del regime militare con il familismo, l’antifemminismo, l’ostentata superstizione religiosa, l’amor patrio incoerentemente combinato con concessioni al capitale straniero tipico della dottrina entreguista, volto non solo a restaurare il sistema precedente l’avvento di Lula e del Pt, ma proponendo una forma aggiornata di autoritarismo e repressione. In primis e già in corso (l’esempio di Fortaleza lo dimostra) nelle carceri e come deterrente ai cartelli del narcoraffico, indotti a elidersi fisicamente a vicenda, mettendoli in contatto tra loro nella detenzione (una nuova interpretazione ancora più feroce della Guerra alla droga: licença para matàr).

A cominciare dunque dall’aver sottratto alla Funai la gestione del territorio indigeno, così i fazendeiros possono tornare a sfruttare come vogliono il territorio e distruggere comunità e quilombos, assassinare indigeni… sradicare foreste, i primi passi dimostrano la volontà di sterminio di queste realtà, una cancellazione anche fisica, oltreché culturale. E infatti anche il comparto educativo è nel mirino dei primi provvedimenti, improntati all’oscurantismo delle sette che hanno sostenuto Bolsonaro e alla cancellazione della storia in funzione di indottrinamento delle giovani generazioni, orientandole al militarismo… e poi di conseguenza gli attacchi vanno al mondo lgbtq.

Altra conferma delle più orribili precognizioni è l’impatto che l’interpretazione del neoliberismo di Bolsonaro e dei suoi sponsor e ministri collaboratori siano improntati a un capitalismo economico persino peggiore di quello del “trumpismo”, perché si aggiunge una componente militare all’intento di ottenere una privatizzazione generalizzata. Una presenza dell’esercito che già si era sperimentata con Temer – quello trascorso è l’anno in cui le favelas carioca hanno sopportato l’intervento militar, concluso con il maggior numero di morti dal 2007 (1444 morti per mano poliziesca fino a novembre, per lo più neri) – e che s’immagina sarà inasprito da Bolsonaro, avvalendosi delle leggi antiterrorismo ereditate dall’esecutivo al potere ancor prima dell’impeachment di Dilma, che si sta accanendo già contro il movimento Sem Terra, di nuovo il soggetto forte in prima linea che verrà criminalizzato sicuramente per poterlo piegare.

Una reazione con mobilitazioni ancora non si registra, ma proprio perché ci si aspettava un risultato del genere dalla elezione del nostalgico militare sostenuto dalle sette e dalle molte chiese reazionarie che si moltiplicano nel paese comincia a montare la mobilitazione, la cui prima espressione è attesa probabilmente dopo… il carnevale: siamo pur sempre in Brasile.

Per cominciare a capire gli orrori in preparazione abbiamo chiamato Fiammetta, ricercatrice a Porto Alegre: i particolari che ci ha fornito e le sue esperienze dirette ben miscelate con le sue analisi ci hanno dischiuso un baratro terrificante a tinte fosche che si va allargando:

bolsonaro

 


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