In Africa centrale tra repressione, dubbie elezioni e vecchio e nuovo colonialismo

Scritto dasu 3 Marzo 2019

Durante queste amabili conversazioni con Cornelia si finisce sempre con inanellare serie di informazioni e passione per le genti africane; ci si accorge solo alla fine di un argomento che si è preso spunto da un evento per poi giungere a comprendere come si è arrivati a insurrezioni di etnie, cittadini, zone intere contro un potere corrotto dall’Occidente. E infatti in coda si è affrontato pure un caso di colonialismo militare che prosegue indisturbato dal 1964 e che ora è stato stigmatizzato dal Tribunale dell’Onu all’Aja… va be’, non smantelleranno le basi militari dell’arcipelago di Chagos, ma è già una soddisfazione il riconoscimento del sopruso, della cacciata dei civili per fare posto ai militari anglo-statunitensi… una speranza probabilmente fallace, perché in fondo ai francesi e agli inglesi, come dice Cornelia Toelgyes, stanno subentrando cinesi e milizie russe (del gruppo Wagner abbiamo parlato anche a proposito del Sudan, ma soprattutto nel caso degli stupri in Centrafrica, dove i russi sostengono Touadera, il presidente).

Abbiamo cominciato con le ancora calde elezioni senegalesi improntate ad una apparente democrazia, laddove in realtà tutti gli oppositori avevano da interporre rilievi e alcuni erano stati pretestuosamente esclusi dalle elezioni… anche in Nigeria è stato riconfermato Buhari, nessun cambiamento da registrare, neanche negli scontri etnici (anche per colpa del cambiamento climatico) o sul fronte caldo di Boko Haram, che era stato uno dei motivi del primo mandato di Buhari. Dal presunto spirito elettorale, con presidenti apparentemente democratici allo scivolamento nella dittatura il passo è breve, soprattutto quando si tenta di iterare i mandati a vita, come nel caso di Al Bashir in Sudan, dal 1989 al potere (e quando abbiamo sentito Cornelia venerdì 1° marzo non aveva ancora lasciato il vertice del partito di governo… ma le proteste non accennano a diminuire); ora – nonostante legislazioni d’emergenza protratte per un anno, stato di polizia, tribunali speciali – la popolazione è in piazza da più di due mesi e non intende ritirarsi dalle barricate contro la pretesa di un nuovo mandato, benché siano attivi contro di loro i famigerati Janjaweed, le milizie a cavallo.

Facile passare al neocolonialismo russo sul Centrafrica, incentrato su militari e giacimenti, ricordando come il trattato di pace relativo al Centrafrica si sia firmato proprio a Khartum: si sente quanto Cornelia abbia a cuore questa ingerenza russa e ricorda come tre giornalisti russi siano stati uccisi proprio in connessione con i fatti centrafricani, dove si assiste allo scontro tra Putin e Macron.

A unire il discorso dei migranti dal Corno d’Africa, la Libia e il Ciad c’è proprio la tragedia dei migranti. Ma gustate la voce appassionata di Cornelia, fino alla buona notizia finale relativa alle Chagos.

Moti in Sudan, elezioni isenegalesi e nigeriane, le basi nelle Chagos


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