Lo sciopero dei Glovers

Scritto dasu 30 Aprile 2019

Lo sciopero indetto sabato scorso dai ciclofattorini di Glovo è riuscito: nessuna consegna è stata effettuata.
Numerosi i partecipanti al presidio in piazza Santa Rita di fronte a McDonald’s.
Di seguito il volantino distribuito dai lavoratori per spiegare le ragioni della loro lotta:

“Abbiamo deciso di organizzare uno sciopero per protestare contro le nostre condizioni di lavoro, ormai inaccettabili. Nelle scorse settimane abbiamo fatto alcuni incontri tra Glovers e ci siamo confrontati sui problemi principali che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.
La nostra azienda, Glovo, ci tratta a tutti gli effetti come dei lavoratori e lavoratrici, noi siamo controllati in tutto quello che facciamo da un punteggio di eccellenza, che è il discrimine con cui l’azienda ci permette di lavorare più o meno ore: questo lavoro viene venduto come flessibile, in realtà le ore in cui lavoriamo, a parte poche eccezioni, sono decise da loro.
Il pagamento per ordine è di 2 euro a consegna più 50 centesimi al km, tutto ciò lordo (tassati al 20%), il problema è che i lunghi tempi di attesa davanti ai ristoranti (mediamente 20 minuti) rendono difficile fare più di due consegne all’ora, guadagnando mediamente 5/6 euro all’ora lordi (mediamente nei giorni e negli orari in cui ci sono ordini, capita spesso di passare ore senza guadagnare nulla), senza considerare i grandi rischi che corriamo: il pagamento a cottimo è un incentivo a consegnare il prima possibile correndo rischi maggiori. La nostra azienda, inoltre, non offre neanche un’assicurazione che ci copra da infortuni o incidenti (oltre a non fornire i dispositivi di sicurezza individuali), e il nostro contratto, che è di collaborazione occasionale, non è coperto dalle tutele INAIL. L’assicurazione ufficialmente esiste e copre gli infortuni dal quarto giorno di ricovero in ospedale, nei fatti però ad oggi nessuno dei glovers che ha fatto incidenti ha ricevuto rimborsi, pur essendo stati ricoverati anche per intere settimane. A causa di questo inquadramento contrattuale, oltretutto, non ci è possibile superare la soglia dei 5000 euro (lordi) all’anno: in realtà per molti e molte di noi questo è il primo ed unico lavoro che ci permette di sostentarci, ma com’è possibile sopravvivere (e pagare affitti, bollette, spese e quant’altro) con neanche 350 euro al mese? Per i colleghi e le colleghe straniere avere questo tipo di contratto è doppiamente un ricatto perché non permette neanche di rinnovare il permesso di soggiorno. Non credo sia necessario specificarlo ma ovviamente con i nostri contratti non abbiamo diritto a disoccupazione, pensione, ferie e tutte le altre normali tutele.
In alcune fasce orarie (8-11, 15-18, 22-1) è previsto un minimo orario garantito, che, oltre ad essere molto basso (5.5 euro lordi all’ora), non copre la maggior parte delle ore in cui noi lavoriamo (pranzo e cena), facendo si che molti e molte di noi passino ore in strada ad aspettare ordini e tornando spesso a casa con le tasche vuote (e avendo anche corso dei rischi). Oltretutto in questo modo si fanno ricadere tutti i rischi dell’azienda su noi fattorin*: mettendo un sovrannumero di rider in turno, gli ordini saranno sicuramente tutti portati a termine.
Da Foodora in poi le condizioni non hanno fatto altro che peggiorare, la forma contrattuale è cambiata, rendendoci ancora più sfruttat* e ricattabili, la paga è più bassa e le tutele sono inesistenti: le condizioni di lavoro già precarie che avevamo con Foodora sono state ulteriormente peggiorate da Glovo (e UberEats, altra multinazionale del food delivery).
Lo scandalo sulle nostre condizioni di lavoro aveva colpito l’opinione pubblica al punto che l’allora neoeletto ministro del lavoro, aveva promesso grandi soluzioni. Inizialmente la dichiarazione era stata quella di inserire una “clausola rider” nel Decreto Dignità, facendoci a tutti gli effetti rientrare tra i lavoratori subordinati con contratto a chiamata. Successivamente ha ritrattato, aprendo un tavolo tra le parti in cui noi rider non siamo stati minimamente ascoltati mentre le aziende, minacciando di abbandonare l’Italia, hanno avuto gioco facile nel mantenere invariata la situazione. Alcuni rider, rendendosi conto che il tavolo era di fatto una presa in giro, hanno deciso di boicottarlo, facendo varie proteste. Dopo alcune di esse siamo addirittura stati contattati dalla segretaria di Di Maio che ci aveva assicurato una soluzione entro la fine del mese di novembre. Da parte nostra non c’è mai stata nessuna fiducia, fin dal primo momento: quella del movimento 5 stelle era evidentemente una mossa di propaganda elettorale. Infine, a inizio marzo il ministro del lavoro aveva dichiarato che almeno una (piccola) parte dei nostri problemi sarebbe stata risolta inserendo nell’emendamento sul reddito di cittadinanza, una clausola che prevedesse quantomeno la copertura INAIL. Nella realtà anche sta volta si è risolto come un nulla di fatto.
BASTA PRESE IN GIRO, BASTA SFRUTTAMENTO
Questo è il testo del volantino dello sciopero, le rivendicazioni scritte qua sotto risolverebbero solo una minima parte dei problemi del nostro lavoro: la soluzione definitiva sarebbe quella di renderci lavoratori subordinati.
IL NOSTRO TEMPO VALE → minimo garantito in ogni ora come Deliveroo e Just Eat → il tempo di attesa dev’essere pagato 10 cent al minuto dopo i primi 20 minuti → l’attesa deve essere pagata anche quando aspettiamo che la chat ci risponda
LA NOSTRA SICUREZZA È IMPORTANTE → l’azienda ci deve fornire i dispositivi di sicurezza come casco e luci → è necessaria un’assicurazione che ci copra veramente dagli infortuni
BASTA SFRUTTAMENTO → pagamento di 70 cent a km come a Milano
→ i 5000 euro massimo sono una presa in giro: non é necessaria la partita iva, basta aprire la separata
→ il bonus dev’essere attivato sempre se c’è un’allerta meteo (pioggia, neve, vento, caldo) GLOVO SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITÀ
gestione
→ i soldi in contanti che ci obbliga a tenere devono essere assicurati da furto e smarrimento →il punteggio dev’essere chiaro, le modifiche all’efficienza devono essere giustificate via mail → se un ordine è riassegnato il cliente dev’essere avvisato e il suo voto non deve influire sul punteggio
Glovo è un’azienda che sfrutta, ci obbliga a passare ore nelle strade senza guadagnare nulla, non ci offre nessuna tutela sul lavoro e ha creato un meccanismo di controllo che ci rende a tutti gli effetti dei lavoratori e non dei collaboratori. Questa situazione non è più accettabile, dobbiamo unirci e lottare per delle condizioni più giuste e tutelate!“

Ne abbiamo parlato con Marco, fattorino di Glovo

Ascolta la diretta:


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