Elezioni: cambia tutto in Italia, cambia niente in Europa?

Scritto dasu 29 Maggio 2019

La tornata elettorale dello scorso weekend ci restituisce un quadro nazionale profondamente mutato. Una grossa parte del voto operaio, delle periferie e delle zone marginali trova un nuovo “contenitore populista” transitando  dal movimento 5 stelle alla lega. Un passaggio non solo sintomo dell’evidente subordinazione grillina nel subire costantemente le spacconate de “Il capitano” dentro la maggioranza gialloverde ma che marca soprattutto un nuovo tornante, l’entrata, anche per l’Italia, in una fase più “cattiva” della crisi globale. Il populismo perde le forme del cittadino incazzato che chiede onestà per assumere decisamente il volto biloso di chi chiede di venire prima delle necessità del mercato, degli immigrati, del proprio vicino nell’assegnazione di risorse sempre più scarse.

Se molto sembra cambiare sul piano nazionale, poco cambia nello scenario europeo, dove l’ondata “sovranista”, termine alquanto fumoso e utile specchietto per le allodole giornalistico, nei fatti non c’è stata, la maggioranza rimane saldamente in mano a popolari e socialisti a cui si devono aggiungere i voti liberali con cui ci sarà sostanziale convergenza. Ciò non toglie che alcuni equilibri dell’UE stiano decisamente cambiando, non tanto per il cambiamento di peso tra le formazioni politiche quanto per gli squilibri tra gli stati in un contesto di interessi sempre più divergenti all’interno dell’Unione.

Degli impatti sul quadro nazionale con uno sguardo anche a quanto successo in Piemonte ne abbiamo parlato con Marco Revelli, storico e sociologo

con Pierluigi Fagan, studioso di geopolitica, abbiamo affrontato il piano europeo


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