Whirlpool: accordi ancora in garanzia, ma era una frode

Scritto dasu 6 Ottobre 2019

Era ovvio che finisse così e la Whirlpool è una garanzia in questo senso: dovunque le sia stata affidata un’azienda da proprietari che volevano realizzare il capitale e fuggire, lasciando i lavoratori a bagnomaria (o meglio, in questo caso, nella centrifuga degli interessi multinazionali e dei giochetti politici), ha spremuto tutto quello che poteva, promettendo di rilanciare la produzione e poi, a un anno dalla sottoscrizione ha operato la serrata, come già ieri da questi microfoni si è parlato a proposito di Embraco, chiusura che ha fatto seguito alla fuga di Whirlpool da Riva di Chieri. Ora tocca ai lavoratori partenopei e il prossimo anno sarà la volta di quelli di Siena (salari di solidarietà già ora a 500 euro), poi ai marchigiani e infine… Varese: a questo punto i sindacati concertativi non hanno ricette se non consegnare il culo dei lavoratori, alcuni richiedono a gran voce che lo stato requisisca  gli stabilimenti, mantenendo ovviamente il livello occupazionale, ma un governo ridicolmente debole e interessato ad altro non è in grado di gestire nessuna soluzione a favore dei lavoratori, ridotti nei numeri e quindi poco appetibili a livello elettorale… l’unica strada sarebbe l’autogestione; e vorremmo vedere chi potrebbe opporsi senza vergognarsi, parlando di assurdi impedimenti legali. Soprattutto considerando la solidarietà generale e del territorio in particolare e i molti esempi alternativi che ci sono per condurre le lotte contro queste delocalizzazioni feroci delle multinazionali, che se passa produrrà ulteriori dismissioni; bisogna superare la logica di negoziazione a partire dagli interessi del padrone, evitando deficit di strategia e di aprire a richieste di soldi pubblici ulteriori da parte delle aziende (di cui gli sgravi fiscali sono semplicemente un modo per nascondere elargizioni alla proprietà), altrimenti il deserto industriale sarà realtà prossima ventura in tutta Europa.

La quantità di squali che cercano di spolpare ancora quel poco di tessuto industriale e know-how operaio presente in Europa occidentale, completando la finanziarizzazione dell’imprenditoria, che data dai tempi di Romiti in poi e non ha mai smesso di affondare i denti, vede il coinvolgimento di tutti questi soggetti: dai Benetton a Whirlpool… e in mezzo i destini di famiglie destinate a soccombere… forse. L’adesione alle mobilitazioni fa ben sperare il nostro interlocutore, Marco Morra, aiutato in questi auspici anticorporativi dal fatto che mentre ci parla di fianco a lui sfilano 1500 operai a Roma in sciopero generale di venerdì 4 ottobre che riguardava i dipendenti di tutti gli stabilimenti del colosso che va eliminando il settore dalla penisola.

Vertenze in atto e lotte preconizzate


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