L’impatto del processo di pacificazione in Etiopia e il nodo della diga sul Nilo

Scritto dasu 17 Novembre 2019

Il presidente etiope Abiy Ahmed ha ottenuto il premio Nobel per il processo di pacificazione che ha innescato appena arrivato al potere, sia cominciando ad appianare i dissidi con i vicini eritrei, sia all’interno, rimescolando gli equilibri tigrini che si perpetuavano dalla fine di Menghistu e aprendo agli investimenti privati.

Eppure subito dopo sono esplosi scontri violenti in una regione, l’Oromia, abitata in particolare da una delle tre comunità principali, a cui apartiene lo stesso prsidente contestato al punto che si sono registrati 86 morti in una sola delle giornate di sommossa. Perché ancora non si è soddisfatti della redistribuzione del potere e delle terre.

E anche all’estero non sono pochi i conflitti che si accumulano alle porte del Corno d’Africa. Un motivo di forte attrito con Egitto e Sudan è il progetto di una diga sul Nilo Azzurro, che sottrarrebbe risorse essenziali per Il Cairo, ma a cui l’Etiopia non può rinunciare… il risultato è il contenzioso sulle risorse idriche del nuovo millennio con minacce da parte del paese arabo di bombardare la Diga della Rinascita (costruita dalla Salini – Impregilo e su cui nel 2015 si era giunti ad un accordo tra i paesi interessati), come è stata battezzata da Addis Abeba.

Per capire meglio l’evoluzione del momento in quell’area abbiamo interpellato Raffaele Masto, uno dei maggiori esperti del Corno d’Africa, ecco il lucido quadro che ci ha esposto:

Abiy: nobel tra morti di piazza e contrastate dighe sul Nilo

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