Francia. Lo sciopero continua

Scritto dasu 28 Gennaio 2020

La riforma delle pensioni è stata approvata dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio, mentre la Tour Eiffel rimaneva chiusa e tornavano in piazza centinaia di migliaia di cittadini in tutto il Paese.
Il percorso della riforma — e della protesta — è ancora molto lungo. Martedì 28 gennaio ha cominciato i suoi lavori una commissione all’Assemblea nazionale, il 30 gennaio si aprirà una conferenza alla quale parteciperanno anche i sindacati, e il 17 febbraio avrà inizio il dibattito parlamentare.
La riforma delle pensioni resterà il tema di fondo delle elezioni municipali di metà marzo fino a giugno, quando il provvedimento potrebbe essere approvato.
Il primo sciopero intercategoriale è stato proclamato il 5 dicembre scorso, il 24 si è celebrato il settimo e un altro è già indetto per il 29 gennaio. Dopo sette settimane di conflitto sociale e di scioperi, arrivati dopo un anno di rivolta dei gilet gialli, la lotta non si ferma.
Il cedimento di Macron sull’età pensionabile non ha certo accontentato il movimento contro la riforma delle pensioni..
Finito lo sciopero dei ferrovieri, continua la lotta dei lavoratori della sanità, della scuola, dei teatri… Indubbiamente l’incidenza di questi scioperi è minore, perché gli cheminot sia pubblici che privati erano in grado di paralizzare il paese, mettendo in seria difficoltà il governo.
Anche i blocchi delle raffinerie non sono riusciti ad incidere, perché non sono stati tali da determinare una carenza di approvvigionamenti alle pompe di benzina.
Altro dato significativo è che gli scioperi restano sotto il controllo sindacale, soprattutto la CGT. Sindacati più radicali non riescono a incidere sulla lotta.
Significativa invece la trasformazione delle manifestazioni: i cortei di testa, che precedono generalmente gli spezzoni sindacali, un tempo di minoranza, oggi rappresentano sino alla metà dei partecipanti.
Un’imprevista doccia fredda per Macron è arrivata dal Consiglio di Stato, che ha bacchettato il governo sulla sostanza della riforma. In particolare lo studio di impatto della riforma non avrebbe solide basi: impossibile capire le conseguenze sociali del provvedimento. Inoltre la semplificazione, che, nella propaganda di En Marche renderebbe tutti uguali, non è che una finta priva di sostanza. Sono escluse dal provvedimento categorie pesanti come i poliziotti e i militari, che non godranno delle meraviglie del regime universale.
Donne e precari saranno penalizzati per via dei contributi minori e, conseguente riduzione dell’assegno mensile.
La riduzione del montante delle pensioni farà sì che nel prossimo futuro gli anziani saranno più poveri: il tasso di povertà dei vecchi, che oggi è sceso dal 34 al 6 percento, riprenderà a salire.

Ne abbiamo parlato con Gianni Carrozza di Radio Paris Plurielle, dove conduce “Vive la sociale!”

Ascolta la diretta:


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