L’India è un subcontinente apartheid

Scritto dasu 17 Gennaio 2020

Modi è in difficoltà economica, non può avvalersi più dei numeri progressivi di una economia gonfiata e allora usa il nazionalismo indù per accentrare attorno a sé quell’identitarismo che in India però si esprime in modo diverso e su presupposti molto differenti rispetto al resto del mondo sovranista; come peraltro in termini molto diversi dalle lotte contro i poteri costituiti che in questo periodo si contrappongono a Hong Kong, come a Baghdad… Teheran. Anche nelle contestazioni i presupposti, la conduzione e il sostrato che compone la lotta si diversifica perché è un tentativo di proporre una resistenza alla chiave totalitaria secondo le corde locali e riferendosi a principi chiave depositati in Costituzione, ma anche quelli che hanno informato la Repubblica indiana fin dall’inizio.

Anche nel contenimento di migrazioni dal resto dell’Impero britannico, come nello sfruttamento delle occasioni di equilibrio internazionale per regolare i contenziosi irredentisti quale quello kashmiro, o l’avvicinamento a Israele  le mosse di Modi non sono riconducibili a quelle degli altri autocrati mondiali, ma seguono gli umori interni, benché si possano notare segni che la parabola del primo ministro sta ripiegando le sue fortune a seguito della contrazione in ambito economico.

Abbiamo cercato di usare le chiavi corrette per comprendere i criteri che regolano questi fenomeni indiani con Matteo Miavaldi

Rivolte e nazionalismi prettamente indiani.


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