Torino. Una Combo traballante

Scritto dasu 28 Gennaio 2020

Il 16 gennaio a Porta Palazzo ha aperto Combo, un ostello di charme per i giovani turisti in viaggio per la Torino gentrificata.
La presentazione del nuovo Ostello ci racconta bene il senso dell’operazione:
“Scegliere un quartiere significa sposare un’idea di comunità e di bellezza. Scoprire l’antica caserma dei pompieri di Porta Palazzo a Torino è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Un edificio imponente ma in armonia con il contesto urbano, magnetico e al tempo stesso aperto al mondo, in cui estetica postindustriale, energie multietniche e identità locale si incontrano e si fondono. Il tutto a pochi passi dal più grande mercato d’Europa, nel cuore di una delle città più sofisticate e imprevedibili d’Italia.”
Un pizzico di colore, un tantinello di pura invenzione per attrarre una clientela giovane e giovanilista, creativa e sofisticata.

L’ostello è il cuore di un meccano sociale, una “combo” commerciale dove l’immagine è la merce di maggior pregio.
Sempre dalla presentazione: “Con i suoi oltre 5000 metri quadri, Combo a Torino è molto più di un ostello: è un ristorante, una radio, uno shop, spazi pensati per le esigenze e la curiosità di chi viaggia e di chi resta. A tutto questo si aggiunge l’Atlas Room, una grande sala rilassante e insonorizzata in cui organizzare proiezioni ed eventi, e la Fire Hall, un suggestivo spazio espositivo dai soffitti a volta per ospitare mostre, workshop e residenze. Combo è la casa in cui tutto succede, il grande salotto in cui Torino incontra il mondo.”
Le residenze saranno il fiore all’occhiello: 37 alloggi popolari in una quartiere dove la gente che ci vive viene poco a poco allontanata dai fitti che salgono, dalla polizia che moltiplica controlli e retate, dallo sgombero del Balon dei poveri.
La sintesi la fa l’assessore Alberto Sacco, che dichiara che questa “combo” contribuirà a “far tornare i cittadini di Torino a Porta Palazzo”… con buona pace di quelli che ci abitano da sempre. Gente che ha cambiato di nome e di provenienza tante volte negli ultimi cent’anni, quando questa zona era l’approdo di chi emigrava dalla campagna verso la città dell’auto.
Quando questo posto si chiamava Porta Pila e i poveri di prima si mescolavano, a volte a fatica, con quelli che arrivavano dopo.
Non è detto che i giochi siano fatti. I rumores che provengono da “Mercato Centrale”, botteghe e ristorantini di tendenza, inaugurato la scorsa primavera, ci raccontano dell’insoddisfazione degli operatori commerciali.

Ne abbiamo parlato con Giovanni Semi, sociologo, docente all’Università di Torino, studioso di gentrificazione e turisticizzazione urbana.

Ascolta la diretta:


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