Guerre tra poveri per un servizio imposto al territorio

Scritto dasu 27 Febbraio 2020

A volte erogare un servizio utile in un territorio può irritare perché si incide su un altro degli sporadici esistenti in una zona abbandonata da sempre. Un quartiere con una fama che non merita, come non la meritano i suoi allievi di scuola media con cui nessuno vuole spartire la struttura sottoutilizzata della Turoldo, un quartiere a vocazione migratoria, costruito proprio per ospitare prima gli istriani in fuga e poi i meridionali richiamati dalla fabbrica vorace, che li ha scaricati in un dormitorio (dove poi è stato collocato il carcere, il termovalorizzatore e sono stati soggetti a pogrom i rom che storicamente erano i primi ad abitarlo, per fare spazio al non-luogo stadio juventino, per i business residui della famiglia Agnelli, che lo hanno sconciato definitivamente… poco più in là gli ipermercati, l’inizio della filiera della discarica); per questo l’operazione dei media mainstream per creare un alone di razzismo attorno alla sindrome nimby non dovrebbe essere credibile, eppure l’alzata di scudi contro l’approdo del Cpia1 – che ora opera in un seminterrato della scuola media Saba (sempre all’interno della V circoscrizione), dove è stato rilevato il radon e sono a disposizione due bagni per 700 persone – nella scuola Giannelli delle Vallette, che causerebbe lo spostamento dei bambini alla scuola media Turoldo – vicina e gemella nell’aspetto – insinua il sospetto di rigetto del diverso, perché l’utenza della scuola per adulti è quasi per intero straniera. E su questo si sono subito gettati gli sciacalli delle cronache cittadine.

Il fatto che la cub si schieri al fianco della protesta dei genitori rispetto alle esigenze della struttura che nasce dall’esperienza delle 150 ore trova una spiegazione nel rifiuto delle scelte non condivise dell’istituzione e nel tentativo di evitare quella guerra tra poveri, trovando una soluzione in quartiere che possa accogliere i migranti che intendono imparare l’italiano per salvarsi dalle trappole di una società non accogliente e contemporaneamente invece accogliere le istanze dei bambini del quartiere che intendono rimanere nella “loro” struttura.

Abbiamo interpellato Marco Meotto, del coordinamento provinciale della Cub di Torino per capire dove si colloca il sindacato di base, dove le istituzioni e dove il quartiere per trovare una soluzione valida per le due scuole… chi rimane fuori sono i Baradel della Turoldo, già additati senza appello come bulli e drop-out senza speranza, ma per il loro destino cercheremo di approfondire nelle prossime puntate.

Il Comune impone soluzioni divisive alle Vallette, proteste e strumentalizzazioni

 

 


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