Tornare in strada: si’, ma come? – Microfoni aperti

Scritto dasu 24 Aprile 2020

Lunedì 20 aprile, ancora a caldo in seguito agli arresti e la prima uscita in strada del giorno precedente, abbiamo sentito la necessità di confrontarci sulle modalità e pratiche collettive da tenere in queste circostanze. Queste le domande di apertura della puntata:

Le forze dell’ordine spadroneggiano per le città semi vuote, seminando impunemente terrore e violenze. La narrazione mistificata per cui lo facciano in tutela della salute è ormai prossima a crollare.
Come possiamo infliggerle la sferzata finale?

Occorre metterci in sicurezza reciprocamente sia dal virus sia dallo Stato che lo utilizza come scusa per stringere i nostri campi di agibilità.
Come possiamo pensare di stare nelle strade, rivendicando lo spazio senza trascurare la cura e tutela collettiva della nostra salute?

In un primo intervento, si sottolinea la necessità di elaborare strategie per tornare in strada, superando l’aut-aut tra le esigenze di lotta e la necessità di preservarci fisicamente

Un’altra ascoltatrice, fa un interessante parallelismo con l’esordio dell’HIV negli anni ’80, e la seguente presa di coscienza

Emerge anche la necessità di parlare di distanziamento ‘fisico’ invece che ‘sociale’

Ancora, commentando la giornata precedente in corso Giulio Cesare, si sente la necessità di esaminare le pratiche di lotta e resistenza per allargarle

L’ultimo intervento della puntata sottolinea l’importanza di non delegare allo stato la presa in carico della questione sanitaria, ma di autodeterminare la cura collettiva.


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