Cile, repressione violenta di lavoratrici e lavoratori della stampa

Scritto dasu 6 Maggio 2020

Da ottobre del 2019, con l’inizio del cosiddetto “estallido social”, in Cile si verifica una costante violazione delle libertà democratiche. Durante la giornata del primo maggio, in varie città cilene quali Santiago e Valparaíso, circa 15 lavoratori e lavoratrici della stampa tra giornalistx e reporter sono statx detenutx violentemente ed illegalmente per aver reso possibile la copertura mediatica delle mobilitazioni. Nel mirino delle azioni repressive e dei fermi dei Carabineros, soprattutto lavoratori e lavoratrici dei mezzi di comunicazione alternativi e popolari. A questx viene contestato di aver violato la normativa in vigore per il COVID-19, nonostante fossero in possesso della documentazione che legittimava la loro presenza sui luoghi delle proteste. A Valparaíso, i/le presenti alla mobilitazione indossavano dispositivi di protezione individuale ed hanno mantenuto le distanza di sicurezza. I fermi, invece, sono avvenuti senza il minimo rispetto delle norme anti-contagio, ed hanno favorito gli assembramenti che si era riusciti ad evitare durante la manifestazione.
Ne parliamo con Danilo Ahumada, uno dei fermati, preside della Scuola di Giornalismo di Valparaíso e giornalista di un canale universitario.

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