Minneapolis brucia: no justice, no peace

Scritto dasu 29 Maggio 2020

In seguito all’omicidio di George Floyd ad opera di un gruppo di poliziotti di Minneapolis, la città è ora per il terzo giorno consecutivo in mano ai manifestanti. Sono stati dati alle fiamme diversi edifici, distrutte volanti, da qualche ore anche il distretto di polizia a cui appartenevano gli omicidi di George brucia e la polizia locale è scappata. Ci sono fuochi e capannelli, si condivide il cibo espropriato. La rabbia è tanta, la solidarietà è grande e si è espansa anche ad altre città americane, come Los Angeles e New York. Da ieri è stata mobilitata la Guardia Nazionale (un’unità dell’esercito), ed è alta la tensione per la sua possibile reazione, in particolare dopo che il presidente Trump ha dichiarato “quando cominciano i saccheggi, noi spariamo”. Abbiamo dato notizia della comparsa della GN nelle strade proprio in diretta durante la trasmissione. Il paese è spaccato, il caso di George Floyd ha riportato sotto gli occhi di tutti i tanti, tantissimi casi di afroamericani ammazzati dalle violenze poliziesche, o storie in cui risalta il ruolo intimidatorio delle violenze passate per il mantenimento del privilegio dell’america bianca. E’ proprio la situazione sistemica, la linea politica di restrutturazione della supremazia bianca, a favorire, coprire e incitare questi avvenimenti, che nella storia statunitense non sono mai stati solo episodi isolati. Gli assassini di George Floyd, peraltro, sono stati licenziati ma non si capisce ancora se saranno processati, cosa che le piazze chiedono a gran voce.

Ne abbiamo parlato con Luca Celada, giornalista presente negli Stati Uniti, ascolta la diretta:

 

Per restare aggiornati vi consigliamo: itsgoingdown.org – www.unicornriot.ninja (e relativi social) – il profilo twitter Vitalist International – mappingpoliceviolence.org


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