Il caffè di Murat: i gioielli di stato svenduti al Qatar. Ecco il perché

Scritto dasu 5 Dicembre 2020

Come mai il Qatar fa da bancomat dell’economia turca? è solo l’appartenenza alla fratellanza musulmana, o i motivi vanno ricercati in ambiti diversi e meno mistici? Il motivo che ci spinge a questa nuova complessa puntata del “Caffè turco con Murat” prende spunto dall’incontro ad Ankara tra Recep Tayyip Erdoğan e l’emiro del Qatar Tamim Hamad al-Thani e firmano 10 intese, quella che ha fatto più scalpore è la vendita del 10% della borsa di Istanbul a Doha, a cui si aggiunge per buon peso il Centro commerciale Istinye Park di Istanbul e il memorandum per gli investimenti qatarioti nel progetto dell’Istanbul Golden Horn, il trasferimento di quote degli operatori del Middle East Antalya Port di proprietà del Turkey’s Global Ports alla Qatar’s Terminals W.L.L. (cioè si sono venduti il porto di Antalya), oltre ad accordi commerciali e di libero scambio. Il volume di scambi tra le due nazioni si è incrementato nel 2020 e gli investimenti qatarioti in Turchia hanno raggiunto i 22 miliardi.

Stavolta inseriamo anche l’introduzione al preciso e minuzioso lavoro di Murat, per inquadrare l’argomento che vede al centro i rapporti con il Qatar:

e questo è il pezzo musicale selezionato da Murat: racchiude anche un significato recondito interessante per il discorso avviato:

Questo idillio sboccia nel 2016/2017, proprio a ridosso del golpe fallito e all’embargo degli altri emirati contro il Qatar, che è tra i maggiori esportatori di gas e petrolio; e promuove l’ideologia dei Fratelli Musulmani, il che lo rende inviso all’Egitto di Al-Sisi (altro tratto comune alla Turchia che si trova su fronti opposti in ogni dossier mediterraneo).

Prima del fallito golpe c’erano già stati degli accordi – che hanno insufflato dubbi su quanto gli affari britannici siano coinvolti più o meno segretamente con l’emirato iperconfessionale, eclatante il caso della Bmc azienda britannica di mezzi blindati militari al centro di passaggi repentini di proprietà. Dalla vicenda Bmc si evince quanto il governo turco stia affidando anche gli investimenti militari alle banche del Qatar, che ha già interessi dunque nelle istituzioni nevralgiche della finanza globale. Fino al parossismo: senza gara la vendita di sperma di purosangue vincitore di gare: regalie senza bando al Qatar (fa quello che vuole) Il sistema della svendita senza concorrenza è diffusa in ogni ambito, per esempio le 60 dosi di sperma di purosangue (arabi di origine ma di proprietà dello stato turco) vincitori di gare anche queste vendute al Qatar senza gara.

Perversione delle forze in campo in Yemen: terra di guerra per procura scatenata da alleanze tra loro ibride, dove gli intrecci militari Doha/Ankara riguardano tutto: traffici, impegni, scambi, presenze militari tra i due paesi isolati dal consesso delel nazioni arabe della zona; due debolezze in difesa l’una dell’altra.

In Yemen si fronteggiano fazioni diverse dove peraltro il Qatar opera in missione congiunta con una fazione che però opera un embargo nei suoi confronti e la Turchia si trova ad appoggiarlo per contrastare nell’area gli interessi emiratini, in quanto mirano entrambi a Socotra e alle basi in Somaliland, ora in mano agli Emirati. Ma perché la Turchia appoggia in tutti i modi gli interessi del Qatar messo al bando dai suoi vicini e sottoposto a embargo sia dall’Egitto che dai Sauditi? e poi… quanto è coinvolta la Gran Bretagna? Alla fine quanto è importante che Qatar e Turchia abbiano un nemico in comune: l’Arabia Saudita. Un ultimo elemento di questo “intrico” internazionale – parodiando il titolo italiano di North by Northwest – proviene dall’Ucraina, come si sente ancora in quest’ultimo brano del Caffè turco di Murat del 3 dicembre 2020:


Radio Blackout 105.25

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