Recovery Fund. Draghi scopre le carte

Scritto dasu 27 Aprile 2021

Il piano del governo italiano per l’utilizzo del recovery fund deve essere presentato in Europa entro il 30 aprile. Draghi ha aspettato gli ultimi giorni per rendere pubblica la bozza che in questi giorni viene presentata in parlamento, per ridurre al minimo il dibattito. Va da se che quello con le varie lobby che gravitano intorno all’esecutivo deve essere stato molto serrato.
Al di là della propaganda governativa, il testo conferma quello che si sapeva: il fondo europeo non sarà impiegato per rendere le nostre vite meno precarie, con investimenti nella sanità, nella scuola, nei trasporti pubblici, nella messa in sicurezza dei territori, ma per foraggiare le grandi opere e la lobby del cemento e del tondino. Lo zuccherino sono i posti di lavoro precari per qualche migliaio di persone, la sostanza è che la crisi pandemica, dal punto di vista di chi non riesce ad arrivare a fine mese, è destinata a continuare.
Draghi, diversamente da Conte, che aveva fatto una politica basata sui sussidi per garantirsi la pace sociale, punta tutto su un massiccio intervento statale nell’economia. Intendiamoci. Niente a che fare con qualsiasi prospettiva neokynesiana: Draghi sostiene la tesi squisitamente liberale che la crescita della produzione, degli scambi, dei guadagni, sarà un vantaggio per tutt*. Quindi punta tutto su investimenti a favore delle imprese, privatizzazione del trasporto pubblico urbano, limitandosi a introdurre meccanismi che favoriscano pari opportunità a giovani, donne, disabili.
In nessuna parte del documento si parla di sperequazione socialie, di diseguaglianza, di sostegno alle classi meno abbienti.
Il suo governo sosterrà le aziende grandi e piccole, ridurrà il controllo delle amministrazioni locali sui servizi, investirà per digitalizzare l’insegnamento, senza mettere un euro per migliorare le scuole o stabilizzare i precari. La scuola è concepita come servizio diretto ed orientato dalle imprese.
Quota cento è stata cancellata e l’età pensionabile, in teoria proporzionale all’aspettativa di vita resterà bloccata per sei anni a 67 anni, nonostante, con il covid, tale aspettativa si sia ridotta di un anno e mezzo.
Poi ci sono i regali ai signori del cemento e del tondino. Visto che questi soldi vanno spessi entro il 2026, bisogna fare in fretta.
I frutti della fretta sono tutti avvelenati. Verrà sospeso il sistema degli appalti, per passare alla trattativa diretta. Le procedure autorizzative di un’opera potranno essere eluse, perché il governo avoca a se il potere di autorizzarla.
Per il trattamento dei rifiuti, compresi quelli pericolosi, basterà un’autocertificazione, per eludere i passaggi e i controlli previsti.

Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche, economista

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