Voci dalla rotta balcanica
Scritto dainfosu 2 Agosto 2021
A 7 mesi dall’incendio del campo di Lipa a circa 30 km da Bihac (cantone di Una Sana,nord-ovest della Bosnia-Erzegovina), la situazione per le persone, migranti e richiedenti asilo, che sulla rotta balcanica tentano l’ingresso in EU dal confine bosniaco-croato continua ad essere drammatica. Il sistema di accoglienza ufficiale gestito dall’OIM e da altre organizzazioni internazionali come UNHCR e cospicuamente finanziato dall’UE, continua a non essere in grado di offrire sistemazioni dignitose alle migliaia di persone che sono costrette a stanziare in Bosnia. Molte, la maggiorparte, si ritrovano a vivere anche per lunghissimi periodi in condizioni di vita disumane al limite della sopravvivenza in squat, tendopoli e baracche nel bosco. Se il sistema d’accoglienza in Bosnia ha miseramente fallito, non si può dire altrettanto del sistema di sicurezza e controllo delle frontiere che sempre grazie a milioni ricevuti dall’UE (circa 90 milioni negli ultimi 3 anni) e dalle donazioni in dotazioni tecniche ricevute da vari paesi europei (es. la Germania) è sempre più efficace nel proteggere la Fortezza Europa grazie alla brutale pratica dei respingimenti. La pandemia di Covid ha ulteriormente peggiorato la situazione in cui le persone in transito e quelle che stanziano sono costrette a vivere, impedendo spostamenti e vietando gli atti di solidarietà; ma la crisi sanitaria ha anche e soprattutto contribuito ad un inasprimento delle forme di controllo e di violenza della polizia nei territori di frontiera, che deruba, violenta e respinge brutalmente chi attraverso la Croazia tenta di entrare in Slovenia, Italia e Austria. La neo-presidenza di turno del consiglio dell’UE della Slovenia e la sempre più vicina e possibile entrata nell’area Schengen della Croazia riconfermano la complicità dell’UE in questo sistema perverso che crea crisi umanitarie a tavolino con lo scopo di proteggere i propri confini e alzare il volume di affari. La narrazione emergenziale mista a propaganda d’odio e discriminazione dei politicanti e media locali, inoltre, non solo alimenta le violenze e le delazioni contro le persone in transito, ma contribuisce a disgregare il tessuto sociale di un Paese già in crisi come la Bosnia ed Erzegovina. In questo contesto come in tutti gli altri territori di frontiera nascono reti di solidarietà e autoorganizzazione.
Ne abbiamo parlato con alcun compagn che sono a Bihac per portare supporto e solidarietà.
Ascolta la diretta:
Per approfondire e contatti:
http://www.nonamekitchen.org/
RiVolti ai Balcani – dossier
Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino
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