Calais. Le piccole giungle tra sgomberi, repressione, morti e smart border

Scritto dasu 26 Ottobre 2021

Il 21 ottobre un uomo è morto investito da un camion cercando di attraversare la frontiera franco-britannica a Calais. Non si conosce ancora il nome. Neanche un mese prima, il 28 settembre, era toccato a Yasser, 16 anni sudanese, morto dopo essere stato colpito da un carico pesante mentre cercava di entrare in un camion per passare la Manica. Due morti che avvengono nella stessa area logistica appena fuori Calais, nei parcheggi circondati da alti recinti dove il controllo è ossessivo e assassino. In queste aree militarizzate la polizia va a caccia di migranti, che per non essere presi, finiscono con il rincorrere i tir in piena autostrada. Con queste ultime due, le vittime della frontiera franco-britannica dal 1999 a oggi salgono a 305.
Dopo la morte di Yasser, che, essendo minorenne per le leggi francesi avrebbe dovuto essere accolto, i rifugiati sudanesi, gli “esiliati” come li chiamano i francesi, hanno dato vita ad una grande manifestazione di protesta, dove, oltre ai migranti del paese nilotico, hanno partecipato tanti altri che si ritrovano a rischiare la vita nel limbo di Calais.
Il giorno successivo alla morte di Yasser è stato sgomberato l’ultimo campo di media dimensione rimasto, dove vivevano 800 persone.
Oggi la grande giungla ha lasciato il posto a piccoli insediamenti temporanei di poche tende. Ogni giorno, prima dell’alba la polizia arriva e sgombera tutti. Le tende, i documenti, i vestiti vengono rubati e conferiti direttamente in discarica. É la politica della terra bruciata. A ottobre il ritmo degli sgomberi è arrivato a sette sgomberi al giorno.
Negli ultimi mesi c’è stata un’intensificazione della repressione poliziesca, che usa e aizza i cani per stanare i clandestini e persegue le ong e le associazioni che praticano l’assistenza sanitaria, la distribuzione del cibo o degli abiti. In Francia solo le ONG che lavorano assieme alla polizia possono distribuire alimenti, scarpe o vestiti: gli altri si muovono clandestinamente e sono sottoposti e controlli e repressione continui.
La politica della gendarmeria punta a spaventare con botte e violenze i migranti: solo 90 sono stati rinchiusi in centri di detenzione per essere deportati. La maggior parte di chi incappa nelle pattuglie viene pestata ed umiliata ma non trattenuta. Allo stato francese conviene che siano e restino dei fantasmi.
L’inasprimento della violenza di stato avviene mentre entrano in vigore nuovi accordi tra Francia e Regno Unito sul controllo delle frontiere in seguito alla Brexit
Da luglio sono stati raddoppiati gli sbirri francesi,che operano nell’area. Non solo. Francesi e britannici concordano sulla scelta di avere un confine smart, moltiplicando i controlli con droni e telecamere.
Ma continuano ad aumentare gli arrivi a Calais di persone che vogliono passare la Manica, che da ormai un anno viene attraversata anche con piccole imbarcazioni e gommoni.
Si calcola che nell’ultimo anno circa 20.000 persone siano passate a bordo di gommone.
Chi resta bloccato in mare perché il motore va in avaria deve sperare nella fortuna a far conto sulle proprie forze, perché nessuno risponde alle richieste di soccorso.
In un simile contesto nelle ultime settimane ci sono state varie manifestazioni e da 15 giorni è in corso nella chiesa di Saint-Pierre uno sciopero della fame per la fine delle violenze poliziesche per rispetto tregua invernale su sgomberi e sfratti anche a Calais.
Ne abbiamo parlato con Dario, free lance che è appena tornato dalla frontiera franco-inglese

Ascolta la diretta:


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