L’estremo centro a difesa dello status quo democratico-capitalista: considerazioni su No Green Pass, neofascismo, CGIL e media

Scritto dasu 13 Ottobre 2021

Partendo da una diretta con un compagno di Roma per farci raccontare delle piazze No Green Pass di sabato scorso e dalle assemblee popolari che stanno nascendo, abbiamo provato a intavolare un’analisi e discussione radiofonica sul tema.

Già da tempo le istituzioni democratiche hanno cercato di creare una sorta di bolla di legittimità intorno alle politiche statali pandemiche e al discorso sul Green Pass, screditando i manifestanti contro il lasciapassare ora come complottisti no-vax, ora come terroristi, ora come appartenenti alle “frange violente”: un processo quest0 in cui i media hanno avuto il ruolo rilevante di creazione del nemico pubblico e soffocamento di ogni sua istanza.

L’attacco alla CGIL, attorno a cui si sono subito strette tutte le istituzioni democratiche, è da leggere in modo tridimensionale: se per i neofascisti avrà sicuramente avuto il gusto nostalgico di ritorno agli anni Venti contro le rivendicazioni dei lavoratori, si può ipotizzare che per altre persone in piazza abbia avuto il senso di critica a un sindacato padronale che, ora che alla vigilia del 15 ottobre migliaia di persone rischiano il lavoro per l’obbligo di Green Pass, non ne accoglie le istanze ma alza le mani di fronte a un lasciapassare che ha il fine di riprendere la produzione senza intoppi, più che obiettivi sanitari. Non si tratta, infatti, nemmeno del primo tentativo di contestazione a questo e altri sindacati durante piazze No Green Pass.

Ci sembra di trovarci di fronte a un tentativo, certamente non nuovo, di allargamento del cosiddetto Centro moderato, legalista, conservatore e capitalista come unica voce legittima nel discorso pubblico e politico “contro gli opposti estremismi”. Una logica unicamente ed estremamente conservatrice dell’istituzione democratica e dei suoi apparati in un momento in cui le tensioni e i conflitti latenti rischiano di uscire a galla. Basti vedere, tra l’altro, come l’attacco ai lavoratori in sciopero a Prato l’11 ottobre sia stato descritto dai media come rissa dai contorni etnici e non come repressione chiaramente padronale.

Ascolta l’approfondimento:

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