Sudan. Colpo di stato militare

Scritto dasu 26 Ottobre 2021

Colpo di Stato in Sudan, dove i militari hanno arrestato il primo ministro Abdallah Hamdok, oltre ad alcuni membri civili del consiglio sovrano di transizione e diversi ministri.
L’ufficio di Hamdok ha invitato la popolazione a scendere in piazza ed ha rifiutato di firmare una dichiarazione in cui dava l’avallo al golpe.
Il generale Abdel Fattah al-Burhan, presidente del Consiglio militare di transizione, ha dichiarato che “l’esercito assicurerà il passaggio democratico fino all’attribuzione del potere a un governo eletto” e ha annunciato un coprifuoco, lo scioglimento del consiglio dei ministri e del consiglio sovrano e la creazione di un governo di “persone competenti”.
Il ministero dell’Informazione sudanese su facebook ha confermato che forze armate hanno sparato contro manifestanti “che rifiutavano il colpo di stato militare” a Khartoum: l’esercito ha usato “munizioni vere” contro i contestatori fuori dal quartier generale dell’esercito nel centro di Khartoum, dove l’accesso, già da diversi giorni, è impedito da blocchi di cemento e militari.
“Il Comitato dei medici sudanesi: almeno 12 feriti negli scontri a khartoum”: lo scrive un twitter di Sky News Arabiya. “I sudanesi che rifiutano il golpe si sono radunati, sfidano i proiettili e arrivano alla sede del Comando Generale dell’Esercito”, ha riferito il dicastero dell’informazione su Fb. Anche l’emittente Al Arabiya, mostrando i video, parla di feriti. Questa mattina alcune fonti scrivevano di 7 morti.
Nei fatti le comunicazioni sono interrotte da ieri sera ed è quindi molto difficile avere notizie fresche e precise.
In Sudan, sin dagli anni Cinquanta c’era un ampio fronte laico, segnato dalla presenza di un grosso partito comunista. Gli islamisti erano, e rimangono una minoranza nel paese, ma hanno sempre tenuto salde le leve del potere economico, condizionando pesantemente gli esecutivi succedutisi nel paese. Il primo dittatore Nimeiri era un laico ma ha poi avuto una virata in senso islamista.
Bashir, l’uomo forte del Sudam dal 1989 al 2019, pur esssendo laico, ha preso il potere grazie all’appoggio del fondatore dei Fratelli musulmani sudanesi, Hassan al Surabi. Responsabile della guerra feroce nella regione del Darfur, Bashir è al contempo il fautore dell’indipendenza del Sud Sudan, dopo decenni di guerriglia. Cacciato grazie alle imponenti manifestazioni popolari del 2019, è stato sostituito da un governo di transizione costituito da civili e militari, sotto il pesante controllo dei militari.
Il 17 novembre i militari avrebbero dovuto abbandonare la scena politica. Il colpo di stato del 25 ottobre è il segnale inequivocabile dell’indisponibilità a lasciare il controllo del paese in mano ai civili.
Difficile prevedere cosa accadrà nei prossimi giorni e mesi. Molto dipenderà dalle piazza, che due anni fa, riuscirono ad imporre la fine della dittatura.

Ne abbiamo parlato con Massimo Alberizzi di Africa Express

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