Caso Raddi. La procura archivia

Scritto dasu 7 Novembre 2023

Antonio Raddi era uno scheletro pelle e ossa quando, il 30 dicembre del 2019, morì alle Vallette. Ad ucciderlo un comune batterio che fu mortale perché lo aggredì quando il suo corpo, gravemente denutrito da mesi, era ormai privo di difese immunitarie.
Nonostante le numerose segnalazioni, compresa quella della garante dei detenuti, i sanitari del carcere intervennero solo quando era troppo tardi. Tossico e sotto metadone, Antonio venne trattato come un furbetto che provava a farsi scarcerare per motivi di salute. Il carcere lo ha ucciso.
Il 3 novembre di quest’anno il giudice per le indagini preliminari di Torino ha accolto la richiesta del PM, decidendo archiviare il procedimento penale a carico di 4 medici della sanità penitenziaria del carcere Lorusso e Cotugno di Torino, indagati per omicidio colposo.
Un altro ragazzo muore senza cure dietro le sbarre. La colpa è sua non dei medici.
I familiari di Antonio non intendono mollare: hanno intenzione di usare la perizia che testimonia l’incuria dei medici al giudice civile per chiedere un risarcimento all’amministrazione penitenziaria e, parallelamente, portare il caso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Ne abbiamo parlato con Gianluca Vitale, uno dei legali di parte civile

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