LA GUERRA CONTRO LE DONNE
Scritto dainfosu 21 Novembre 2023
Domenica 12 novembre si è tenuto il primo incontro della rassegna MORSI – dibattiti che, a partire da libri, riviste, opuscoli e fanzine, selezionano temi politici e li immergono in un contesto di discussione collettiva –> per proposte, scrivi a: redazione@radioblackout.org o alle pagine social della Radio.
Questa volta abbiamo masticato un po’ della teoria di Rita Segato, antropologa e militante femminista argentina, autrice delle tesi contenute nella performance: “Un violador en tu camino“, del collettivo cileno Las Tesis.
Con Mara e Roberta, compagne che hanno tradotto in italiano la più popolare raccolta di saggi di Segato – “La guerra contro le donne“, Tamu Edizioni, 2023 – abbiamo parlato del significato che l’autrice attribuisce alla violenza di genere e della risposta a questa violenza che collettivi e movimenti femministi in America latina mettono in campo.
Centrale alla mobilitazione è la lotta quotidiana contro i femminicidi e il sequestro di donne. Non a caso, la popolarità della teoria di Segato è dovuta soprattutto alle sue tesi sui femminicidi di Ciudad Juárez. In questa città di frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, razzializzazione, povertà e neoliberismo sfrenato determinano il destino di centinaia di donne che scompaiono nel nulla e vengono ritrovate morte, nell’indifferenza, sospettosamente complice, delle autorità.
A partire da questo caso, Segato elabora l’ipotesi che dietro a queste morti si celi la logica della “violenza espressiva”, ovvero un tipo di violenza priva di finalità strumentali, ma funzionale a significare, alla stregua di un linguaggio, la propria appartenenza ad una “comunità di pari”. In questo caso, di coloro che aderiscono al “mandato di maschilità”.
Questa lettura non risuona soltanto nelle piazze argentine di Ni Una Menos, ma anche in quello che nel 2019 è successo in Messico, dove, a seguito di uno stupro e di svariate denunce per aver ricoperto di glitter il capo della polizia, lə compagnə hanno dato fuoco ad una centrale di polizia e sfasciato numerose sedi istituzionali lungo il percorso della manifestazione.
In un contesto come quello italiano, politicamente e socialmente diverso dai territori latinoamericani, che tipo di discorso genera un riconoscimento della violenza di genere e contro le donne come un fenomeno sistemico e immediatamente politico?
Quali strumenti possono rappresentare un’alternativa credibile al regime punitivo e carcerario per questo tipo di violenza? Regime che la stessa Segato riconosce come principio che permette il perpetrarsi della violenza. Su quali principi e con che pratiche si costruisce l’autodifesa?
Come dare corpo a slogan che gridano rabbia e giustizia a fronte di una media italiana di un femminicidio ogni 3 giorni?
Qui trovate l’introduzione al dibattito, il resto è per chi c’era e per chi non smette mai di interrogarsi e di farlo in un contesto collettivo: