Queers for Palestine! Lotta intersezionale contro il capitale

Scritto dasu 23 Febbraio 2024

In una Londra che negli ultimi mesi ha visto centinaia di migliaia di manifestanti radunarsi e sfilare nelle strade per richiedere il “Cease Fire!”, il cessate il fuoco immediato e definitivo sui territori occupati palestinesi, fino a raggiungere 800mila persone nel corteo convocato in occasione de “l’Armistice day”, il collettivo Queers for Palestine si è raccontato a noi tramite la voce di Chiara, in diretta dal Regno Unito.

Chiara ci ha ha spiegato l’impegno del collettivo nella lotta per la liberazione queer e trans, la giustizia razziale, la giustizia per i migranti e l’antirazzismo. Nella capitale inglese sono stati coinvolti in numerose iniziative a sostegno del popolo palestinese e della sua resistenza contro il colonialismo Israeliano, dalle attività di sensibilizzazione alle campagne per il boicottaggio.

Primo fra tutti spicca la determinazione nello smarcare la lotta queer dalla strumentalizzazione che da anni le propagande sioniste ne fanno in chiave islamofobica. Questa battaglia è parte del più esteso contrasto al pinkwashing, ovvero l’utilizzo di slogan che rimandano alle battaglie femministe e queer da parte di grandi brand e istituzioni per rivalersi di uno statuto morale di facciata e famigliarizzare un largo pubblico ai loro prodotti o alle loro campagne, distraendolo dalle reali attività lesive dei diritti umani e non solo.

Terreno di scontro è anche il pride, oggetto di speculazione delle grande aziende tramite sponsorship. La lotta per mantenere questi ultimi fuori da circuiti capitalisti e imperialisti, come in questo caso rispetto agli interessi di uno stato coloniale che smuove capitali ingenti, la conosciamo bene anche in Italia, dove la risposta si articola in sempre più frequenti “pride dal basso”, costruiti in alternativa a quelli istituzionali, senza legami con sponsor o patrocini.

Anche a Londra il collettivo ha portato avanti azioni di sistematico boicottaggio, tramite le quali hanno portato il National Student Pride a interrompere i rapporti con le aziende complici nel genocidio palestinese come HSBC, Deutsche Bank, Disney e Amazon.

Per altre informazioni sulle loro attività rimandiamo alla pagina IG del collettivo.

 


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