“Si vis pacem, para bellum”: sui venti di guerra in Europa

Scritto dasu 25 Marzo 2024

La corsa statale al riarmo continua ad accelerare. L’ultimo rapporto Sipri conferma che gli Stati europei fondano sempre più la propria economia sull’industria della morte: lo Stato tedesco è al settimo posto mondiale per spesa militare, quello francese all’ottavo, lo Stato italiano, polverificio della guerra ucraina, undicesimo.

Questi freddi dati da statistica di governo di certo non rendono la materialità della minaccia bellica che si gioca in modo sempre più esplicito sulle nostre teste, anche in termini di guerra guerreggiata. Basta sfogliare i quotidiani dell’ultima settimana, in occasione del vertice del Consiglio europeo tenutosi il 21 e 22 marzo scorso, per trovarci titoli quali: “Vertice “di guerra” Ue: preparare i cittadini a possibili crisi di sicurezza“. E ancora, “L’Europa si armi“, “necessità imperativa di una preparazione militare-civile rafforzata“, “senso di urgenza“, “preparazione e risposta alle crisi“, “rischi per la società“, “strategia di prontezza“. Insomma, che i civili si preparino alla guerra.

A Costanza, in Romania, sul Mar Nero, è iniziato l’ampliamento della 57a base aerea “Mihail Kogalniceanu”, definita la “nuova Ramstein”, che diventerà la più grande base NATO d’Europa, spostando il fronte atlantico sempre più a est. Le relazioni NATO-Russia vanno quindi nel senso opposto a una “de-escalation”. In Francia, il ministro delle Forze armate ha annunciato un nuovo ciclo di produzione del trizio, essenziale per la fabbricazione di armi nucleari, utilizzando i due reattori civili dell’azienda statale EDF di Civaux, Nuova Aquitania, mentre il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nostrano Fratin dichiara di star costruendo il quadro giuridico necessario per consentire allo Stato italiano di “far parte a pieno titolo della famiglia dei Paesi nuclearisti“.

Sempre sul fronte interno, i militari della Brigata d’eccellenza “Aosta” vengono addestrati a “gestire l’ordine pubblico” tramite tecniche di “Crowd and Riot control” (controllo antisommossa delle folle), già sperimentate in Kosovo.

E’ l’occasione per provare a comprendere quali strategie le controparti statali stiano consolidando internamente allo spazio europeo in termini di mobilitazione bellica, riarmo e repressione con Antonio Mazzeo, profondo conoscitore del complesso militare-industriale-accademico nostrano.

Ascolta la diretta, introdotta da uno stralcio di Carlo Galli sulla Guerra Totale:

 


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