“Prendi il fucile e gettalo (giù) per terra”. Note sulla diserzione nell’esercito ucraino

Scritto dasu 13 Maggio 2024

“La mobilitazione totale in quanto riconduzione di tutta la vita sub specie bellica non è solo descrivibile a livello “negativo” come mera distruzione dei vecchi confini tra ufficiali e soldati, tra campagne e città, tra umano e materiale, tra armamento regolare o irregolare, tra dimensione convenzionale e non convenzionale dello scontro armato, e infine tra pace e guerra, ma è concepibile in modo positivo come configurarsi di una nuova dimensione dominata dalla normalità della guerra che scorre nel corpo della collettività.” (M. Guerri, postfazione a “La pace” di Ernst Jünger)

A partire da questa premessa, la sottrazione, l’indubordinazione, la diserzione si stagliano come gesti di interruzione di questa disponibilità alla mobilitazione totale, la forza individuale che rifiuta di essere incanalata nella corrente dell’energia bellica.

Vale la pena in proposito ricordare un importante episodio per la storia di Torino. Lo scoppio della prima guerra mondiale e la presenza della grande industria fecero della città la prima grande città industriale italiana e, quindi, la fucina e l’arsenale della guerra, ciò che ha molta risonanza con il presente, in cui Torino è uno snodo centrale per il comparto militare-industriale-scientifico dell’areospazio, dell’intelligenza artificiale, del nucleare. Ebbene, “il mancato rifornimento di farina del 22 agosto 1917 fu il varco attraverso il quale le dimostrazioni per il pane si tramutarono in moti antimilitaristi che durarono circa una settimana. Il 23 agosto gli scontri si fecero più violenti. In vari punti della città, i rivoltosi si fronteggiarono con le forze di polizia e dell’esercito. I teatri degli scontri più aspri e violenti furono Borgo San Paolo, la Barriera di Nizza e la Barriera di Milano (quartiere in cui vi era una fortissima presenza di anarchici, tra cui Maurizio Garino, Italo Garinei e Pietro Ferrero). Le rotaie dei tram vennero divelte, furono erette barricate in diversi punti della città e molti negozi vennero saccheggiati. In Barriera di Milano, un gruppo di anarchici costituì un centro organizzativo della sommossa. Alla fine della giornata si contarono 7 dimostranti uccisi dalle forze dell’ordine, 37 feriti e 200 arrestati. Da martedì 28 agosto furono sedate le rivolte e le autorità poterono annunciare che «l’ordine regnava a Torino»“.

Durante i giorni della rivolta, la folla cantava un ritornello che poi divenne famoso:
«Prendi il fucile e gettalo (giù) per terra,
vogliam la pace, vogliam la pace, vogliam la pace, mai vogliam la guerra!».

Oggi, tra i milioni di scappati all’estero per evitare il servizio di leva, i reticenti, i disertori, lo Stato ucraino è a corto di uomini da mandare al macello, una realtà che Zelensky, la NATO e lorsignori cercano di tacitare. Privi del senso della patria, soldati e coscritti, giovani e vecchi, sembra che altro non stiano pensando che alla fuga. Si moltiplicano i disperati tentativi governamentali di punire i disertore e arruolare nuove reclute, anche tramite l’ausilio della digitalizzazione della pubblica amministrazione, come dimostra l’interazione  tra il registro “Oberig” e altri registri del Dipartimento della Difesa. La caccia all’imboscato ucraino è in atto anche alle nostre latitudini. Tuttavia le tattiche di fuga e sottrazione individuale si moltiplicano, anche tramite la costruzione di organizzazioni informali.

E’ l’occasione per parlarne con una compagna che sta seguendo approfonditamente la situazione. Per la diserzione, sempre e dovunque la diserzione contro questa guerra demenziale e terroristica.

 

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