Un fil di fumo si leva per decreto sull’Ilva dalla Terra dei fuochi
Scritto dainfosu 5 Dicembre 2013
Fare di due nocività un fascio su cui gettare benzina: sembra questo l’intento del decreto governativo che introduce il reato di combustione.
Gli attivisti ambientali di #stopbiocidio oggi attaccano duramente il decreto governativo sulla terra dei fuochi, appoggiato invece da Fiom e Libera. In sostanza viene introdotto nell’ordinamento italiano il reato di combustione dei rifiuti, che ha una aggravante se avviene nel territorio campano. Il governo istituisce un comitato interministeriale per determinare interventi di tutela dei terreni che entro 150 giorni dovranno essere controllati. Il decreto non recepisce alcuna richiesta del Movimento campano e invece contiene norme per le imprese di interesse strategico nazionale, in particolare l’Ilva di Taranto, come lo sblocco delle risorse sequestrate e norme ad hoc per accelerare le procedure amministrative dei cantieri, un regalo all’Ilva, per qusesto motivo abbiamo sentito Vito da Giugliano, attivo nel movimento contro l’inceneritore e nei comitati contro il biocidio nella Terra dei Fuochi e Salvatore, sindacalista di base a Taranto, che richiede esplicitamente la chiusura di uno stabilimento solo più nocivo, nonostnte alle ultime elezioni per rinnovare le rappresentanze sindacali abbiano continuato a vincere le formazioni sindacali concertative (seppure l’Usb abbia ricevuto un incoraggiante 20% dei suffragi, mentre le ambiguità fiom le hanno alienato la metà delle adesioni) che irresponsabilmente vogliono mantenere aperta la fabbrica di morte.
Ecco l’intervento da Giugliano
a cui segue la disamina della situazione tarantina da parte di Salvatore (Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti)