Libia. Una matassa sempre più intricata
Scritto dainfosu 21 Settembre 2016
Il rapimento di due tecnici italiani, dipendenti di una società (Gruppo CON.I.COS) impiegata nella manutenzione di un aeroporto a Ghat, nell Fezzan ha riacceso i riflettori sulla Libia.
L’Italia ha ancora notevoli interessi nella ex colonia libica, anche dopo la caduta di Gheddafi, alleato imbarazzante ma fidato per i governi di Roma, cui garantiva buoni contratti ed il controllo dei flussi migratori.
La guerra del 2011 che Gran Bretagna e Francia hanno scatenato, nell’auspicio che la caduta del regime favorisse i propri interessi, non è mai finita. Il paese è sempre più frantumato e la storica cesura tra una Cirenaica orientata verso l’Egitto e una Tripolitania che guarda ad ovest si ripropone oggi nella contrapposizione tra il governo di Al Serraj e quello di Haftar.
La scorsa domenica la milizia di Haftar ha attaccato e conquistato due grossi porti tra Sirte e Bengasi nell’area della Mezzaluna petrolifera, fondamentali per esportazione del greggio. Non a caso la stessa Is tentò invano di conquistarle all’inizio di quest’anno.
Dopo questa mossa di Haftar il governo italiano ha inviato a Misurata un contingente di 200 paracadutisti della Folgore. Ufficialmente sono lì per difendere un ospedalino da campo, dove verranno curati i miliziani del posto, ponendo così le basi di una più solida alleanza con Fayez al-Sarraj, che controlla nell’effettivo solo una parte del territorio libico.
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello.
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