Edilizia scolastica: a Livorno esplode la lotta degli studenti
Scritto dainfo2su 15 Gennaio 2019
Una settimana di sciopero, blocchi e manifestazioni studentesche: la lotta per aule e scuole sicure degli studenti delle scuole superiori ha messo in difficoltà la controparte, che questo lunedì ha ceduto alle pressioni della piazza.
La protesta studentesca sui problemi dell’edilizia scolastica è iniziata lunedì 7 gennaio dal Liceo “F. Enriques” con scioperi e cortei quotidiani, per poi estendersi coinvolgendo tutte le scuole superiori della città portando in piazza 3000 studenti giovedì 10 gennaio. Importante la manifestazione di sabato 12, cui hanno preso parte studenti anche da Pisa, Pontedera, Arezzo, Rosignano e Portoferraio, oltre a lavoratrici e lavoratori della scuola, genitori, e tante persone solidali. Dal 2008/2010 non c’erano lotte studentesche così radicali e diffuse.
Una lotta, che pur avendo un obiettivo pratico chiaro, esprime radicale opposizione alle politiche della Regione a guida PD, della città con giunta pentastellata e al governo nazionale gialloverde.
Vediamo i fatti e la scintilla che ha infiammato la protesta.
Quest’anno il Liceo “F. Enriques” ha superato i 1200 studenti e ben sette classi non hanno spazio nella sede di Via della Bassata. Per alcuni mesi la Provincia, che ha la competenza dell’edilizia scolastica delle scuole superiori, ha pagato l’affitto di alcuni fondi commerciali a Porta a Mare, soluzione inadeguata e temporanea, in attesa di individuare un edificio come succursale. Da dicembre l’Ufficio Scolastico Provinciale si è spostato in Via Galilei lasciando libero un edificio in Piazza Vigo che è stato assegnato all’IIS “Vespucci – Colombo”, che ha potuto così lasciare libero l’edificio di Via Calafati, che la Provincia ha assegnato al Liceo “F. Enriques” come succursale. In questo gioco dei bussolotti l’edificio di Via Calafati viene da anni utilizzato come jolly e assegnato alle scuole che hanno carenza di aule, nel tentativo di far entrare tutti gli studenti negli edifici a disposizione della Provincia. Quando sembrava tutto sistemato, da una verifica dei Vigili del Fuoco effettuata due giorni prima del trasferimento è emerso che la Provincia non aveva depositato la SCIA per la certificazione antincendio dell’edificio, obbligatoria per le scuole. Mancando dei requisiti di sicurezza la Dirigente Scolastica del Liceo “F. Enriques” ha allora deciso di non accettare la soluzione di succursale proposta dalla Provincia ma di mantenere tutti gli studenti nella sede centrale, organizzando l’orario su doppi turni, mattina e pomeriggio. Così è iniziata la protesta degli studenti del liceo, con sciopero a oltranza e cortei ogni mattina fino alla sede della Provincia ed una partecipazione totale. Lavoratrici e lavoratori della scuola hanno preso parte alle alle manifestazioni, anche gli organi collegiali hanno preso posizione contro il trasferimento nella succursale che non ha requisiti di sicurezza e contro i doppi turni. Fin dai primi giorni la Provincia prova a smontare la protesta sostenendo che si tratti solo di problemi formali e procedurali ma che esiste una sostanziale sicurezza dell’edificio.
Dopo tre giorni di protesta ininterrotta esplode il caso, la stampa locale informa che sono 70 gli edifici scolastici non a norma in città, contando sia quelli di proprietà della Provincia (a guida PD) sia quelli di proprietà del Comune (a guida M5S). La neoinsediata Presidente della Provincia Marida Bessi e l’assessore regionale per l’istruzione Cristina Grieco, ex dirigente a Livorno dell’IIS “Vespucci – Colombo”, continuano a banalizzare la protesta. Dopotutto non c’è niente di eccezionale – sembra di leggere tra le righe di qualche giornale – buona parte delle scuole non hanno certificazioni, e l’edificio di Via Calafati è sicuro, fino a un mese prima ci stava proprio il “Vespucci”!
Il mercoledì ormai però la questione è esplosa. In questo contesto il personale della Questura che sorveglia in gran numero le manifestazioni mette in atto pressioni per scongiurare un’estensione della protesta ad altre scuole e per evitare che si assumano forme di protesta più dure e rumorose. Intanto la dirigenza della scuola stava elaborando una terza soluzione con riduzione delle ore di lezione a 50 minuti e rotazioni su cinque giorni settimanali ma sia i docenti, sia l’Assemblea sindacale convocata dalle RSU della scuola, sia gli studenti respingono questa soluzione, uno stravolgimento d’orario sarebbe negativo per la didattica e per i tempi di vita di tutte e tutti. Inoltre lo scopo è avere una struttura adeguata per effettuare la didattica ordinaria, non una didattica compressa in uno spazio insufficiente.
Il giovedì manifestano studenti da tutte le scuole, non riesce il tentativo di dividere gli studenti, la protesta si radicalizza e migliaia di persone occupano per ore Piazza del Municipio, davanti alla sede dell’amministrazione provinciale. La Provincia in quella mattina decide di ricevere solo la dirigenza della scuola, e tratta con arroganza le delegazioni di docenti, studenti e genitori, incontrandole di fatto solo per informarle di quanto già deciso. Dopo una lunghissima attesa infatti viene comunicato che la Provincia si sarebbe genericamente attivata per trovare una soluzione, mentre la scuola, tramite l’adozione dell’orario compresso, si sarebbe dovuta assumere l’impegno di interrompere la protesta e riavviare le lezioni. A quel punto è stato fatto notare che tale decisione certo non compete alla dirigenza ma a coloro che stanno protestando. Viene dunque ribadito che solo con risultati concreti la protesta si sarebbe interrotta, e il giorno seguente oltre mille persone sono tornate a manifestare fin sotto la Provincia.
Dopo questa quinta giornata di protesta, nel pomeriggio di venerdì, durante la conferenza stampa convocata dalle RSU della scuola in merito alla mobilitazione, arriva da parte della vicaria della dirigenza del Liceo “F. Enriques” la notizia che sarebbe stato raggiunto un accordo. La Provincia, con il coinvolgimento del Comune attraverso la vicesindaco – anche lei si presenterà alla conferenza stampa – avrebbe trovato una soluzione per avere 5 aule nella sede dell’Istituto“Buontalenti” in Via Zola. La “soluzione” appare immediatamente sulla stampa, assieme ad un bonario intervento dell’assessore regionale Grieco, che riconoscendo stavolta le ragioni degli studenti afferma con formidabile voltafaccia di essere pronta a aiutare a risolvere la situazione. Il problema è che le aule in questione già sono occupate da altre attività didattiche tra cui quelle del CPIA, Centro Per l’Istruzione degli Adulti, che organizza corsi istituzionali statali per il conseguimento della licenza elementare e media, le cui attività sarebbero da ricollocare. Certo creare disagio e mettere in discussione gli spazi per un altro percorso educativo non può essere una soluzione, la lotta per spazi di studio e di lavoro sicuri e adeguati vale per tutti e va condotta insieme. Sabato 12 un nuovo corteo molto partecipato ha attraversato la città per concludersi in Piazza del Municipio. Al termine della manifestazione, negli interventi al microfono non si parla solo dell’edilizia scolastica, ma anche di sfruttamento e alternanza scuola lavoro ed è chiara la critica sia all’attuale governo sia ai precedenti.
Lunedì mattina riprende la lotta e arriva la notizia che la Provincia ha ceduto alla piazza ed affitterà gli spazi necessari ad ospitare tutte le classi, evitando così sia il trasferimento in edifici poco sicuri, sia i doppi turni.
La lotta paga.
Ne abbiamo parlato con Dario un compagno livornese.
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