Aggiornamenti dal confine ucraino-romeno

Scritto dasu 17 Marzo 2022

La guerra che ormai da settimane sta sconvolgendo innanzitutto le vite della popolazione ucraina e gli assetti mondiali, porta con sé conseguenze stratificate in base allo spazio, al tempo e alle relazioni internazionali. In risposta ad esse non sono pochi gli episodi di rabbia e protesta a partire dall’insostenibilità dei costi scaricati sul basso. In Albania da giorni sono esplose le proteste in numerose città per l’aumento repentino dei prezzi del carburante, dell’energia e dei generi alimentari. Tra le richieste dei manifestanti vi è anche l’abolizione sul valore aggiunto per i beni essenziali, provvedimento adottato dal governo della Macedonia. È chiaro che l’Ucraina e la Russia siano due stati centrali nella produzione del grano e di altre materie prime ma è anche importante sottolineare che l’aumento dei prezzi era prevedibile da ben prima dello scoppio della guerra, seppur questa variabile abbia prepotentemente accelerato la tendenza.

In questo contesto gli attori mondiali stanno assumendo posizioni a volte di difficile comprensione, altre più in continuità con la loro politica internazionale. Dalla Cina di Xi Jining, che in un momento di delicata negoziazione che ancora non ha sortito alcun effetto anzi pare essere in alto mare secondo le dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino a causa delle forzatura dell’una e dell’altra parte, è rimasta formalmente neutrale, agli Stati Uniti che nel loro perorare la causa della pace continuano a finanziare e rifornire di armi l’Ucraina utilizzando alta tecnologia, come per il caso dei droni “kamikaze” in grado di neutralizzare un tank, al governo italiano che per non sbagliare aumenta la spesa militare dagli attuali 30 miliardi all’anno per raggiungere i 40 miliardi tra il 2027 e il 2028, avvicinandosi all’obiettivo Nato del 2% di spesa per la difesa/pil.

In uno scenario come questo, tra le narrazioni governative e mediatiche schierate da una parte e dell’altra, ciò che viene meno è uno sguardo di complessità sulla fase attuale. Abbiamo provato a restituire un altro aspetto di questa guerra tramite la testimonianza di Daniele Napolitano, fotoreporter e giornalista di Roma, che attualmente si trova al confine tra Ucraina e Romania, a Siret. È interessante notare come il punto di vista della popolazione venga sovradeterminato dalle stesse parti in causa che nonostante il peso della responsabilità nell’aver scatenato questa guerra, ora assumono un posizionamento che propugna un impianto narrativo di sostegno alla cosidetta “resistenza del popolo ucraino”, quando sul confine vi sono moltissime persone che cercano di fuggire a uno stato di morte e distruzione con la speranza di poter tornare a casa propria.

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