Università e Militarizzazione. Quali rapporti e come combatterli

Scritto dasu 22 Novembre 2023

Quando parliamo di escalation bellica, parliamo di una permeabilizzazione sempre più profonda a diversi livelli della società da parte della sfera militare, intesa come rapporti sociali, economici e politici dettati da quest’ultima verso la società civile. Militari nelle scuole, finanziamenti a percorsi di formazione in strutture legate all’ambito della difesa, programmi universitari finanziati da aziende che operano nella produzione di armi, discorsi incentrati sul bisogno di una forza di difesa, e via dicendo.

In Europa e in occidente la sfera civile e quella militare sono dunque sempre più interconnesse. Questo processo coinvolge anche le università, che sempre più offrono servizi al cosiddetto mondo della “difesa” e contestualmente, ne dipendono sempre di più in termini di finanziamenti e fondi alla ricerca. Il mondo del sapere insomma è sempre più finalizzato a produrre conoscenza e ricerca per utilità di controllo, di dominio e di sottomissione tecnica e talvolta anche militare di popolazioni che subiscono guerre in giro per il mondo, indesiderati da sorvegliare, migranti da respingere, e via dicendo. Uno degli esempi più eclatanti, è appunto i rapporti tra Frontex e Politecnico di Torino, nella produzione di mappe ed elaborati cartografici utilizzati dalla polizia di frontiera e nella messa in pratica di politiche di respingimento.

Qual è il problema del rapporto tra Università e Militarizzazione, e come possiamo investigarlo ed eventualmente combatterlo?

Ne parliamo con Michele Lancione, professore ordinario del Politecnico di Torino, autore del saggio Università e Militarizzazione, il duplice uso della libertà di ricerca (Eris Edizioni, 2023), ai nostri micrfoni. Ascolta la diretta su RadioBlackout:

 

 

 


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