Tunisia stato di polizia?

Scritto dasu 9 Maggio 2024

A partire dal colpo di stato di Kais Saied nel 2021, alla crisi strutturale della Tunisia si è aggiunta una stretta autoritaria sempre più dura i cui primi passi sono il congelamento del parlamento, l’imposizione di una nuova costituzione di stampo presidenziale e lo scioglimento del consiglio superiore della magistratura. La securizzazione del paese è crescente dalla messa in fuga di Ben Ali nel 2011 e la repressione si fa sentire sempre più violenta. Nonostante un percorso di transizione democratica durato quasi dieci anni e il tentativo di riformare i settori della sicurezza e della giustizia in un paese che non è mai riuscito a garantire processi equi per tutti, oggi quello che si mormora nelle strade è che la Tunisia era e rimane «uno Stato di polizia». La vita quotidiana è controllata, ingiustizie e abusi della polizia non possono essere denunciati e nelle carceri tunisine ci sono decine di attivisti, esponenti politici e giornalisti accusati di complotto contro la sicurezza dello Stato, che rischiano diversi anni di condanna.
Il governo di Giorgia Meloni e la Commissione europea portano avanti una collaborazione sempre più stretta con la Tunisia per instaurare, dicono, una logica non predatoria e anticoloniale nei confronti della sponda sud del Mediterraneo, ma non si può fare a meno di notare come l’appoggio di Roma e Bruxelles sia in verità fondamentale nel rafforzare le capacità di intervento di questo apparato securitario. Il settore della sicurezza e il settore della giustizia sono stati finanziati con 570 milioni di euro dall’Unione Europea, a fronte di un appoggio totale di 3,4 mld giustificati dalla tutela dei diritti umani, ma questi programmi sono tramontati, e quello che rimane oggi è l’appoggio securitario. 

Dopo la firma del memorandum d’intesa del 16 luglio, che prevede diversi ambiti di collaborazione, Meloni ha visitato diverse volte il paese, ultima la visita lampo del 18 aprile dove con una conferenza stampa (non conferenza in realtà perché i giornalisti non hanno potuto accedervi), è stato presentato un accordo di 100 milioni all’interno del Piano Mattei a favore delle imprese e degli scambi universitari, ma il cui obiettivo principale è in ambito migratorio: è fondamentale che la Tunisia continui a fermare, incarcerare e mettere ai confini del deserto tutti i migranti che arrivano in Tunisia per raggiungere l’Europa. Le condizioni dei migranti subsahariani (e non solo) sono pessime, deportati nelle zone desertiche di Libia e Algeria,subiscono abusi e violenze col benestare dell’Europa.

Ne parliamo durante l’info di radio blackout con Matteo Garavoglia, giornalista freelance, fa parte del Centro di Giornalismo Permanente, si occupa di Tunisia e Nord Africa per testate italiane e internazionali. Introduce la diretta Dima Dima (l’Estaca) – Emel Mathlouthi & Yasser Jera.
https://ilmanifesto.it/tunisia-stato-di-polizia-caro-alleuropa
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