flessibilità in entrata

La lunga melina di palleggi a centrocampo che ha caratterizzato l’ultimo mese e mezzo probabilmente è finita. Passate le elezioni la maggioranza che sostiene il governo Monti è pronta a licenziare la riforma del lavoro: un colpo al cerchio – la flessibilità in entrata – un colpo alla botte – la flessibilità in uscita e l’accordo tra i partiti è ormai quasi fatto. Sulla pelle dei lavoratori, che, al di là delle altisonanti dichiarazioni di Fornero dovranno continuare a fare i conti con ben 46 tipologie di lavoro.
Alla faccia di tutte le dichiarazioni sul contrasto alla precarietà e sul lavoro a tempo indeterminato come forma “comune” di rapporto di lavoro, il disegno di legge in discussione non ha nulla di tutto ciò: nessun tipo di contratto è stato soppresso e la grande riforma si limita, su dieci tipologie di contratti, a piccole modifiche e in alcuni casi a significativi peggioramenti.
L’articolo 18 verrà in buona parte disinnescato, lasciando ampi spazi di manovra ai padroni.

Anche Ggil Cisl e Uil si avviano a concludere la stagione, evitando lo sciopero contro le misure del governo. Una manifestazione con al centro la questione dell’equità fiscale chiuderà la stagione dei sindacati di Stato. Il 2 giugno, di pomeriggio per non disturbare la parata militare della mattina.


Radio Blackout 105.25

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