Nostalgia afgana: quando gli stranieri erano solo turisti

Scritto dasu 23 Gennaio 2014

2014_01_23 hazaraHussain è un giovane afgano emigrato dal suo paese con una storia alle spalle particolare: orfano del padre comunista, trucidato dai talebani, oltre al solito travagliato viaggio per giungere a Torino, si è sobbarcato due dolorosi viaggi di ritorno al paese (in Nostos c’è la radice di nostalgia): una prima volta nel 2008 per accompagnare la madre, in pericolo nel villagio avito, presso l’enclave hazara a Quetta in Pakistan, presso uno zio, e uno nel 2013 per tentare di sconfiggere la burocrazia, ottenendo i documenti per il ricongiungimento. Dunque è l’interlocutore giusto per commentare la richiesta del Dipartimento di Stato americano di rimanere con diecimila uomini in territorio afgano ancora oltre la scadenza del 2014, avendo potuto vedere il suo paese prima di questo scempio, durante e dopo. Egli ha i numeri e lo sguardo per valutare a chi è servita l’occupazione e ha il polso anche delle competenze che possono essersi fatti i tanti afgani come lui protagonisti della diaspora nel mondo (Australia, Scandinavia, Italia… sono le mete con le comunità afgane più numerose)

Ascoltate cos’ha da dirci

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